Crac Ama: carte in Procura, creditori in fuga per paura dell’inchiesta

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Marzo 2014 - 10:01 OLTRE 6 MESI FA
Ama: carte in Procura, creditori in fuga per paura dell'inchiesta

Ama: carte in Procura, creditori in fuga per paura dell’inchiesta

ROMA – Crac Ama: carte in Procura e i creditori scappano per paura dell’inchiesta. I magistrati della Procura di Roma alle prese con il fascicolo Ama hanno aperto il vaso di Pandora di una gestione fallimentare che ha condotto alla bancarotta la municipalizzata. Emergono nuovi dettagli ed elementi investigativi che spiegano il crac, a partire dalla mole di crediti svalutati ed inesigibili, gli interessi mai riscossi a fronte  dei supercompensi rapidamente liquidati.

All’indomani dell’apertura dell’inchiesta penale, dopo quella contabile, uno strano fenomeno accade: i molti creditori di Ama stanno facendo la fila per cancellare il proprio nome dalla lista dei querelanti. Vogliono evitare in extremis che una volta scoperti gli altarini, come si dice a Roma, i magistrati chiedano loro conto di comportamenti e relazioni d’affari tutt’altro che inappuntabili. Sull’edizione romana del Corriere della Sera le prime evidenze su sprechi e mala gestione al vaglio del pubblico ministero Maria Scamarcio e del procuratore aggiunto Nello Rossi.

Mancata fatturazione. Già nel 2008 in Ama era stata riscontrata la “mancata corrispondenza” fra bilancio approvato e scritture contabili dell’azienda, con perdite non dichiarate per 12 milioni. Ad aprile 2011 il collegio sindacale segnalava una quota di crediti per 20 milioni andati persi, tra lavori mai realizzati quando nemmeno formalizzati. Due esempi sono illuminanti.

A settembre 2010, in una società con 12 milioni di euro solo di perdite già accertate, non era ancora stata emessa la fattura, per capire, nei confronti del Comune di Ladispoli: 115.623 euro per la raccolta dei rifiuti effettuata nel 2005, cinque anni prima. Nè, per farne un altro, del Comune di Alta Sabina, 35mila euro da riscuotere per la raccolta del 2006. Un’impresa privata avrebbe chiuso in poche settimane ma alla municipalizzata Ama si risolveva rinviando il problema. (Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera)

180 mila euro al revisore dei conti senza laurea. Quando nel 2012 la controllata Servizi Ambientali incarica la Deloitte per la revisione contabile sottoscrive un contratto che prevede il “supporto di due figure professionali”: al lavoro sui libri contabili, però, si presenta solo un giovane laureando, dunque sprovvisto di titolo abilitativo. 180 mila euro vengono girati a Deloitte per la prestazione professionale.

Il liquidatore si autoliquida 200 mila euro l’anno contro i 68 previsti dalla legge. Nel caso del suprecompenso da 830 mila euro corrisposto da Ama Servizi Ambientali al liquidatore nominato, Giorgio Palasciano, fu sollecitato il parere della controllante Ama. Il collegio sindacale rilevò un’anomalia contabile.

In quel caso, il collegio sindacale, oltre a esprimere il parere all’assemblea dei soci, sollecitò alla capofila un parere su quel compenso, ritenendolo superiore (il doppio circa) di quello fissato dalla normativa per i dirigenti del Comune. Sessantottomila euro l’anno contro gli oltre duecentomila (a spanne) che il liquidatore si sarebbe auto-erogato con una «procedura auto liquidativa».  (Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera)