Danilo Bignone, poliziotto aggredito sul treno a Monza: il questore chiede la promozione

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Dicembre 2018 - 14:29 OLTRE 6 MESI FA
Danilo Bignone

Danilo Bignone, poliziotto aggredito sul treno a Monza: il questore chiede la promozione

MILANO – Una vita passata sul tatami a combattere, campionati europei e mondiali, l’esperienza in Nazionale e oggi la proposta del questore di Milano Marcello Cardona di premiarlo con una promozione per merito straordinario.

L’assistente capo Danilo Bignone è “l’agente-lottatore” che lo scorso 30 novembre è intervenuto (mentre era libero dal servizio) in soccorso di un uomo aggredito da cinque persone a bordo del treno regionale Paderno/Robbiate – Milano Porta Garibaldi.

Grazie al suo coraggio, il poliziotto in servizio al commissariato di Monza ha permesso di arrestare tre persone per lesioni aggravate e di indagarne altre due per lo stesso reato.

“E’ un esempio per tutta la polizia, il suo gesto rende onore alla divisa”, ha detto il questore Cardona durante una piccola cerimonia che si è svolta nel suo ufficio per ringraziare il poliziotto.

Bignone ha la struttura del lottatore e, se non bastasse quello, a rivelare anni di combattimenti c’è l’orecchio sinistro “a cavolfiore”, una deformità del padiglione esterno causata da continui traumi su un ematoma già in corso.

Un segno distintivo e portato con orgoglio dagli agonisti di lotta libera, mixed martial arts, ju-jitsu ma anche dai rugbisti. In effetti Bignone ha iniziato col judo quando aveva 9 anni in una palestra in Sicilia (sua terra d’origine) e ha proseguito con questa disciplina fino ai 16-17 anni.

Ha conquistato la cintura nera in gara durante i campionati italiani piazzandosi tra i primi cinque. Quasi contemporaneamente ha iniziato con la lotta libera, sport che lo ha portato a vincere una decina di titoli italiani.

Per circa 6 anni è stato nella nazionale italiana e ha partecipato a campionati europei e mondiali. Nel 2000 la grande occasione per andare alle Olimpiadi di Sidney, ma non è riuscito a qualificarsi, un grande rimpianto al quale non è riuscito a rimediare perché pochi anni dopo ha lasciato l’attività agonistica per dedicarsi all’insegnamento dello sport.