Inchiesta G8, nuovi nomi e nuovi dettagli sulla Lista Anemone

Pubblicato il 6 Luglio 2010 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA

Angelo Balducci

Piovono ancora nomi nell’inchiesta sulla “cricca” dei Grandi Eventi che vede tra gli indagati Angelo Balducci, l’imprenditore Diego Anemone e  l’architetto Angelo Zampolini.  Dalle nuove carte in mano ai magistrati di Perugia appare confermato il legame tra Balducci e l’ex ministro delle infrastrutture Pietro Lunardi e il cardinale Crescenzio Sepe, all’epoca della presidenza di Propaganda Fide.

Al centro dell’attenzione dei pm c’è l’acquisto del palazzo di via dei Prefetti: Propaganda Fide lo ha venduto a un terzo del valore di mercato (circa 3 milioni per un immobile che ne valeva almeno 8). In cambio la Congregazione ha ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro per il rifacimento della propria sede in piazza di Spagna.  I pm, a questo punto, si dicono certi di avere abbastanza materiale per “procedere all’iscrizione nel registro degli indagati per corruzione di Pietro Lunardi, in concorso con altri soggetti” e, in particolare, con il cardinale Sepe.

Ad inguaiare Lunardi e l’ex ministro Claudio Scajola sono le parole di Zampolini. Scajola, dopo lo scandalo della casa, aveva detto di non ricordare chi fosse Anemone. La versione di Zampolini, invece, è decisamente diversa: “Sapevo che Anemone e il ministro Claudio Scajola erano in confidenza, notai che si davano del tu e avevano un rapporto diretto. Una volta ho potuto notare che Anemone aveva molta confidenza anche con familiari di Scajola”.  Zampolini fornisce agli inquirenti spiegazioni dettagliate anche sull’affare del palazzo di via dei Prefetti, venduto a Lunardi: “Non ho svolto un ruolo attivo, posso aver recapitato i documenti da Propaganda Fide allo studio del notaio. Ero presente il giorno del rogito, ma in una stanza separata, nel caso fossero sorte difficoltà tecniche. Il valore dell’immobile era sicuramente superiore ai tre milioni di euro indicati. All’incirca almeno sette milioni, anche otto. Io mi sono occupato del passaggio carrabile. Mi occupai della dichiarazione di inizio lavori per uno degli immobili. Anemone era presente. Credo che all’inizio i lavori fossero eseguiti da lui e poi sono stati proseguiti da un’altra ditta di sua fiducia”.

Quando a Zampolini gli investigatori mostrano la famosa “lista Anemone” l’architetto snocciola le sue conoscenze: “So che hanno fatto lavori per Della Giovampaola. Caiazza so che era un dirigente del Provveditorato, nulla so di lavori per lui. So che Rinaldi (il commissario per i Mondiali di Nuoto) ha degli immobili in via Appia, ma nulla so di lavori per lui. So Posso riferire che il professor Bologna, forse Luciano, è stato un consulente del Provveditorato. È coniugato con un giudice donna, sorella di Ettore Figliolia che ho conosciuto in quanto era il tramite tra Balducci e Rutelli per i lavori dei 150 anni”. Il giudice in questione è Luisanna Figliolia, già coinvolta nell’indagine sul crac di Cecchi Gori. Ma i nomi che Zampolini ricorda sono anche altri:”De Nicolò, ricordo che era un prelato amico di Balducci, ebbi modo di sapere che fecero lavori in via Dandolo. Fiori Alessandra è la figlia di Publio Fiori: io sono andato una volta per dare dei consigli e so che qualcuno riconducibile ad Anemone ha poi fatto dei lavori. So che Cesara Buonamici ha un immobile di Propaganda Fide e che Anemone le ha fatto dei lavori, lo so per delle confidenze fattemi da Anemone stesso. Imbrighi lo conosco in quanto è un architetto che ha lavorato con il Provveditorato”.

L’architetto non lascia fuori neppure il capo della Protezione civile e ai pm racconta: “Di Bertolaso ho sentito parlare la prima volta quando Anemone mi disse che cercava un appartamento. Io l’ho aiutato a trovarlo, era quello di via Giulia. Ho saputo dopo che la casa era per lui, me lo disse lo stesso Curi. Se non sbaglio fu consegnato un acconto iniziale di alcuni mesi. Diego mi diede i soldi in contanti, successivamente Curi si rivolgeva a me per avere il pagamento dei canoni successivamente maturati tanto che alla fine, a causa dei lunghi ritardi nei pagamenti, si è determinato a risolvere il contratto. Mi sentivo responsabile anche del fatto che il canone, per il contratto che avevo procacciato personalmente, non venisse pagato. Ricordo che quando Diego mi disse che cercava l’appartamento era il 2005, 2006. La seconda volta in cui ho incontrato Bertolaso è stato all’inaugurazione della Maddalena”.

Dei rapporti tra Vaticano e Anemone parla invece l’autista Hidri Fathi Ben Laid, che ai magistrati ha raccontato di diversi appuntamenti con la figlia di Lunardi: «L’ho incontrata, più di una volta; una perché l’ho accompagnata presso l’ufficio di Anemone, un’altra le ho consegnato una busta: non so bene che cosa contenesse, dalla raccomandazione ricevuta da Anemone nella circostanza ho pensato che ci fosse un assegno». Quindi tocca al clero: “Andai molte volte da don Evaldo Biasini e ho consegnato e ricevuto buste con soldi. Non so a che titolo succedesse. Don Evaldo era uno di famiglia per Anemone… Anemone conosceva tutti, aveva conoscenze anche in Vaticano. Tra i tanti monsignori anche monsignor Camaldo il cui nipote lavorava presso Anemone. A tutti loro portavo regali di Natale, argenti, vestiti: tutti regali che acquistavano presso il negozio Anatriello che adesso si è spostato verso via Frattina. Quando ritiravo i pacchi a volte pagavo. Assegni o contanti, erano cifre nell’ordine di 8 o 10.000 euro. Recapitavo regali per tutti: attori, registi, politici, preti”.