Martina Levato, Pietro Barbini rifiuta triangolo amoroso e lei gli tira l’acido

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Dicembre 2014 - 10:49 OLTRE 6 MESI FA
Martina Levato e Alexander Boettcher

Martina Levato e Alexander Boettcher

MILANO – Si è vendicata perché lui non voleva partecipare ad un triangolo amoroso con lei e il suo attuale compagno. Questo il movente di Martina Levato, la studentessa bocconiana di 23 anni arrestata il 29 dicembre a Milano per aver teso un agguato al suo ex fidanzatino del liceo, Pietro Barbini, insieme al suo amante, Alexander Boettcher.

Lo ha attirato in via Carcano con la scusa di dovergli consegnare un pacco e poi gli ha gettato l’acido in faccia. I due sono stati arrestati dalla polizia con l’accusa di lesioni personali gravissime.

Una vicenda che gli investigatori hanno descritto come “senza precedenti”, per il tipo di relazione che si era creata tra la studentessa e Boettcher, operatore di Borsa per conto di una società immobiliare, sposato da sette anni con un’altra donna, ignara di tutto. Un rapporto “morboso e toralitario”, nel quale avrebbero cercato di coinvolgere Pietro Barbini, poi “punito” per essersi rifiutato.

Interrogata dal giudice di Milano Lorella Trovato durante l’udienza di convalida dell’arresto, Martina Levato ha ammesso di aver gettato l’acido addosso al giovane, con cui aveva avuto una relazione quando entrambi frequentavano il liceo Parini di Milano, perché quest’ultimo la “infastidiva e molestava con avance” attraverso sms, messaggi su Facebook e su WhatsApp. Poi ha detto di essere incinta di Boettcher, e ha cercato di scagionarlo sostenendo che l’uomo “non era consapevole” delle sue intenzioni e “si trovava in via Giulio Carcano per caso, perché stava facendo jogging”.

Dalle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili e dal pm Marcello Musso, emerge però uno scenario più complesso. La polizia, infatti, ha letto i messaggi WhatsApp che Levato e Boettcher hanno inviato dal giugno scorso alla vittima. Soprattutto Martina Levato, descritta come studentessa modello dai suoi insegnanti di liceo. In quei messaggi, secondo gli inquirenti, si evince la relazione “morbosa e totalitaria” con Boettcher che è stato anche candidato alle ultime elezioni regionali lombarde per la lista ‘3L‘, movimento fondato da Giulio Tremonti.

Sul viso Martina Levato ha una piccola cicatrice a forma di “A” che si sarebbe fatta incidere come gesto di “eterna dedizione” nei confronti dell’uomo. Il giovane, dopo aver letto dettagli – definiti dagli investigatori “allucinanti” – del rapporto della studentessa con l’uomo sposato, le aveva consigliato di troncare quella relazione. Lo scorso agosto, inoltre, è stato lo stesso Boettcher a scrivere un messaggio al giovane nel quale gli diceva, in sostanza, che Martina non meritava niente ed entrambi avrebbero dovuto “coalizzarsi” contro di lei.

Quando Barbini, che studia Economia a Boston, è tornato in Italia per trascorrere le vacanze di Natale insieme alla sua famiglia ha ricevuto alcune telefonate con la richiesta di presentarsi in via Giulio Carcano per ritirare un pacco proveniente dalla Francia. Appuntamento che si è rivelato una trappola. Il giovane si è presentato accompagnato dal padre e ha trovato ad attenderlo Levato e Boettcher, entrambi incappucciati. L’ex fidanzatina gli ha gettato l’acido addosso mentre l’uomo lo ha aggredito armato di martello. Poi la studentessa è fuggita, mentre il 30enne è stato arrestato dalla polizia.

Poche ore dopo è stata arrestata anche la ragazza, che vive a Bollate, nell’hinterland milanese, insieme ai genitori, entrambi insegnanti. Nel loft di Boettcher, perquisito, sono stati sequestrati cinque flaconi di acido muriatico. Il giudice oggi ha convalidato l’arresto dei due, che restano quindi in carcere e verranno processati per direttissima.

“Levato si è dimostrata una bocconiana reticente, falsa e spocchiosa – ha detto il pm Marcello Musso intervenendo durante l’udienza – ha confessato solo perché l’hanno beccata con le mani nella marmellata”.

L’avvocato Paola Bonelli, difensore della studentessa, ha sostenuto la necessità di “valutare la capacità di intendere e di volere” della giovane che a maggio scorso era già stata denunciata da un altro ragazzo, un compagno di università che avrebbe cercato di evirare con un coltello dopo che si erano appartati nel parcheggio di un hotel. “La detenzione in carcere – ha spiegato – potrebbe avrebbe effetti deleteri su una persona che presenta già diverse fragilità”.