Morte Brenda, Barbara indiziato numero uno

Pubblicato il 3 Dicembre 2009 - 12:51 OLTRE 6 MESI FA

Barbara è il sospettato numero uno per la morte di Brenda, il trans implicato nel caso Marrazzo e morto il 19 novembre scorso per asfissia nell’incendio del suo monolocale ai Due Ponti. Dopo gli interrogatori di lunedì e di ieri in Procura, nei confronti di Barbara è scattato il sequestro di alcuni capi d’abbigliamento. Fra questi un cappotto che il trans, all’anagrafe Iran Barba­ra da Conceiçao, 42 anni, avrebbe indossato la notte in cui Brenda è morto.

La Procura ha di­sposto, inoltre, un confronto tra Bar­bara e Claudia (Claudio de Oliveira Sousa, 24 anni). Ai trans i magistrati hanno chie­sto di ricostruire le ultime ore di Brenda e gli orari dei loro spostamenti. Barbara, non ancora indagato, ha am­messo per la prima volta di aver chiamato un taxi quella notte affinché lo portasse dal­la sua abitazione, in via Pir­zio Biroli, a poche decine di metri da via dei Due Ponti, fi­no all’Acqua Acetosa. Claudia ha giurato che nel taxi c’era anche lui. Erano le 3.30: il so­spetto è che le fiamme a casa di Brenda, scoperte alle 4.16, fossero già divampate nel monolocale.

Il trans ha inoltre confer­mato di essere tornato nel suo appartamento dopo l’1.30 da via Flaminia dove, come d’abitudine, si era pro­stituito con altri viados. Lo aspettava un secondo ‘tur­no’ all’Acqua Acetosa. Quel­l’intervallo di tempo, tutta­via, coincide con il ritorno a casa anche di Brenda. Il movente che avrebbe spinto Barbara e Claudia a uccidere Brenda risalirebbe allo scorso 6 febbraio, quando il trans brasiliano minaccio i due viados. Da Barbara, Brenda pretendeva  il ‘pizzo’ per il posto in via Flaminia. Soldi, circa 2.000 euro, abiti e scarpe.  Da Claudia, invece voleva da 30 a 300 euro dietro minacce di morte.

Brenda fu arrestato il 3 maggio 2008  per inottemperanza al decreto di espulsione. Dopo le rivela­zioni di Barbara e Claudia, la posizione di Brenda fu archi­viata. Gli inquirenti ritenne­ro che i due trans avessero denunciato il ‘collega’ solo per ottenere il permesso di soggiorno. I dissidi fra i tre, però, non si sarebbero mai at­tenuati.