Allarme terremoto in Garfagnana, “scappate tutti”. Effetto sentenza L’Aquila

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 1 Febbraio 2013 - 09:20| Aggiornato il 19 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

LUCCA – Migliaia di persone in strada e centinaia nelle auto in Garfagnana ad aspettare nel timore di un terremoto che, per fortuna, non è arrivato. “Lasciate le vostre case ed uscite in strada”, dicono i comunicati e i tweet della Protezione civile e dei Comuni. E’ la notte del 31 gennaio 2013 e l’effetto della sentenza de L’Aquila e delle condanne per “mancato allarme” porta all’allerta nella provincia di Lucca, dove lo sciamo sismico fa dire all’Ingv: “Potrebbero arrivare forti scosse”.

La stessa cosa accadde il 23 gennaio 1985 in Garfagnana. Quella sera, in diretta dal Tg1, l’Ingv diede l’allerta per possibili forte scosse di terremoto. Gli abitanti uscirono dalle loro case, il terremoto non arrivò, e vi tornarono. La Protezione civile fu accusata di procurato allarme.

Oggi, dopo la tragedia del terremoto de L’Aquila e di quello in Emilia, il rischio di “procurare un allarme” sembra quello da correre per la sicurezza dei cittadini. Un’accusa di procurato allarme, d’altronde, sarebbe ben più facile da affrontare rispetto ad una condanna, come quella inflitta a tutti i componenti della commissione grandi rischi, nel caso del terremoto abruzzese, per “mancato allarme e per aver sottovalutato le precedenti scosse”. La tesi dei giudici è stata che, la sera del 6 aprile 2009, se i cittadini de L’Aquila fossero stati allertati, la violenza del terremoto forse non li avrebbe colti nel sonno, uccidendo 308 persone.

ALLERTA TERREMOTO –  Nella notte tra il 30 ed il 31 gennaio nella Garfagnana sono state registrate tre scosse di terremoto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Ingv. Uno sciame sismico di tre scosse, la più forte di magnitudo 3.3, le altre di magnitudo 2.2. Anche se prevedere i terremoti è impossibile, il timore di una nuova e più forte scossa ha portato l’Ingv ad allertare la Protezione Civile, che ha poi girato l’allerta alle Regioni Emilia Romagna e Toscana.

La Provincia di Lucca ha poi diffuso una nota, avvisando i sindaci della Garfagnana e della Media Valle del Serchio che ‘‘il dipartimento nazionale di protezione civile ha comunicato che nelle prossime ore potrebbero verificarsi altre scosse di terremoto con epicentro in prossimità di Castelnuovo di Garfagnana”.

PASSAPAROLA SU FB E TWITTER –  Da quel momento la ”catena di carta” dei comunicati si + trasformata in quella del passaparola. Non c’è stato alcun ordine di evacuazione, ma le amministrazioni comunali hanno raggiunto casa per casa, utilizzando anche Twitter e Facebook, o le tv locali, o in alcuni casi ancora i sistemi telefonici automatici, invitando i cittadini a valutare la possibilità di lasciare le proprie case e trascorrere la notte nei punti di raccolta allestiti a Gallicano, Piazza al Sercio, Castelnuovo Garfagnana, Coreglia Antelminelli e Barga.

EVACUAZIONI CAUTELARI – Il presidente della Provincia di Lucca, Stefano Baccelli, che è in contatto con il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha affermato che l’allerta terremoto è stata una ”corretta e doverosa informazione in via cautelare”. Anche la prefettura di Lucca riteneva doverosa l’allerta, poiché nella Garfagnana la gente è abituata alla terra che ”balla” così  ”non sono state segnalate criticità”.

a Nicola Boggi, responsabile della protezione civile della Media Valle del Serchi, ha detto: “In via precauzionale abbiamo attivato il piano operativo previsto in questi casi abbiamo condiviso con i sindaci l’opportunità di farlo”. Il che significa allertare gli ‘addetti ai lavori’, dai vigili urbani ai volontari, ai carabinieri e alle forze dell’ordine nel loro complesso e avvisare la popolazione. ”Non potevamo fare diversamente”, dice uno dei sindaci.

ALLERTA DEL 1985 – Un’allerta per un terremoto che non è arrivato, una vicenda che ricorda quella del 1985 in Garfagnana. L’allora capo della Protezione Civile, Giuseppe Zamberletti, fece evacuare 100mila persone dalle proprie case su segnalazioni di possibili forti scosse da Enzo Boschi, l’allora direttore dell’Ingv. Anche nel 1985 il terremoto non arrivò: Boschi fu criticato e Zamberletti accusato di procurato allarme.

Ma nel 1985 non c’erano i ricordi del terremoto de L’Aquila del 2009, né tanto meno il terrore del distruttivo terremoto in Emilia. Non c’era il ricordo delle vittime, colpite nel sonno e nella sicurezza delle loro case, distrutte dal terremoto. Sarebbe possibile e giusto, oggi, accusare l’Ingv e la Protezione civile di procurato allarme, se quel forte terremoto (fortunatamente) non è arrivato?