Giornalista americano del Wall Street Journal arrestato in Russia per spionaggio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Marzo 2023 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA
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Foto Ansa

Un giornalista americano del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, è stato arrestato a Ekaterinburg, in Russia. Lo riferisce Interfax citando un comunicato dei servizi d’intelligence interni Fsb. Gershkovich, che ha 32 anni, regolarmente accreditato presso il ministero degli Esteri, è accusato di spionaggio. In un comunicato l’Fsb afferma che il giornalista, “agendo su istruzione della parte americana, raccoglieva informazioni coperte dal segreto di Stato sull’attività di una delle imprese del complesso industriale militare russo”.

Il Wall Street Journal intanto si dice “profondamente preoccupato” per la detenzione del suo giornalista in Russia. Ha “smentito con veemenza” le accuse di spionaggio mosse da Mosca nei confronti del suo giornalista. “Il Wall Street Journal respinge con veemenza le accuse dei servizi di sicurezza russi e chiede l’immediato rilascio di Evan Gershkovich, un giornalista affidabile e coscienzioso”, ha dichiarato il giornale in un comunicato. “Siamo solidali con Evan e la sua famiglia”. Il giornale ha quindi richiesto l’immediato rilascio del suo corrispondente.

Cosa rischia il giornalista americano arrestato in Russia

Il giornalista americano arrestato in Russia è accusato di spionaggio sulla base dell’articolo 276 del Codice penale, che prevede condanne fino a 20 anni di reclusione. Lo hanno precisato i servizi d’intelligence interni russi (Fsb).
Gershkovich, i cui genitori vivono negli Usa ma sono originari dell’ex Unione Sovietica, ha 32 anni e parla russo.
Prima di essere assunto al Wall Street Journal aveva lavorato per l’agenzia Afp e per la testata russa in lingua inglese Moscow Times.

I russi: “Non faceva giornalismo”

Quello di cui si occupava a Ekaterinburg “non ha nulla a che fare con il giornalismo”. Lo afferma sul suo canale Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “Purtroppo – aggiunge la portavoce – non è la prima volta che lo status di ‘corrispondente straniero’, il visto giornalistico e l’accreditamento vengono utilizzati da stranieri nel nostro Paese per coprire attività che non sono giornalismo. Questo non è il primo noto occidentale ad essere ‘pizzicato”’.