Re Carlo e Camilla pregano insieme al Papa nella Cappella Sistina. Una prima volta nei 500 anni dello scisma (foto Ansa-Blitzquotidiano)
L’incontro storico e la preghiera sulla vita del creato nella Cappella Sistina di Re Carlo d’Inghilterra e Camilla con Papa Leone si presta ad alcune riflessioni e considerazioni.
Visita ecumenica
Certo, una visita lampo ma significativa dal punto in vista ecumenico. E’ stata la prima volta dai tempi della riforma anglicana – 500 anni fa – che un sovrano britannico ha pregato in pubblico con un Pontefice; fatto che entrerà nei libri di storia. Una preghiera nella cappella papale (affrescata in buona parte da Michelangelo) che ha messo le premesse di una riconciliazione futura. Re Carlo era seduto alla sinistra del Papa, vicino all’altare. Cerimonia che si è svolta tra canti latini e inglesi.

Riconciliazione possibile
La separazione tra le due Chiese risale al 1534; scisma religioso voluto da Enrico Ottavo (sei mogli) in risposta alla scomunica del Papa che disapprovava il suo matrimonio con Anna Bolena in quanto ancora legato ala regina Caterina, come assicurava il politico cattolico e umanista Tommaso Moro.
Da secoli la Chiesa Anglicana non riconosce la figura del Pontefice romano, l’autorità ecclesiastica, alcuni sacramenti, le dottrine su Maria. E soprattutto le posizioni su matrimonio e divorzio. Oggi lo status di Carlo e i tempi assai diversi rendono possibile sanare l’antica frattura.
I temi del colloquio privato
Tre in particolare: poveri, pace, ambiente, tre temi ampiamente condivisi. Il che autorizza a pensare che questa prima visita abbia un seguito. Nel pomeriggio i Reali d’Inghilterra si sono recati nella Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura – secondo e ultimo appuntamento ecumenico della loro visita lampo in Vaticano – dove a Re Carlo è stato conferito il titolo di Royal Confrater (titolo religioso onorifico che indica un confratello membro di una confraternita reale).
“Ut unum sint”
A rimarcare l’importanza attribuita allo storico incontro è stato realizzato uno scranno con lo stemma di Re Carlo Terzo e la frase “ ut unum sint” (“affinché siano uno”), chiaro segno della volontà di unità. Lo scranno resterà nella Basilica anche in futuro.
