Alice dietro le meraviglie: un libro ricostruisce la vera storia della bimba

Pubblicato il 20 Giugno 2011 - 15:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Alice dietro le meraviglie in cui la immaginò Lewis Carroll nel suo libro era una bimba qualsiasi, una bimba normale. Si chiamava Alice Liddell e Simon Winchester in un libro dal nome “The Alice Behind Wonderland”, edito da Oxford University Press, ricostruisce la sua vita, quella vera, di musa.

Nicola Gardini per l’inserto del Fatto quotidiano “Saturno” ricostruisce i passaggi salienti del libro. “Alice Liddell è figlia del Dean di Christ Church, il College di Oxford in cui Lewis Carroll insegna matematica (papà Liddell, a proposito, è il grecista che nominiamo quando ci riferiamo al Liddell-Scott, il rinomato dizionario di greco antico). Anche la sorella Ina e il fratello Harry entrano nell’orbita di Lewis Caroll, come molti altri bambini. Ma, certo, dobbiamo credere che Alice sia la sua favorita”.

Dopo essere cresciuta sulla scia di questo mito, racconta il libro, Alice quella vera approda alla Columbia University che le dà un dottorato in lettere ad honorem.

Alice dietro le sue meraviglie è una bimba in carne ed ossa, apprezzata non solo da Lewis Carroll scrittore, ma anche dal fotografo che era lui. Infatti usò Alice come modella in una foto descritta da Winchester nel libro e che probabilmente causò la rottura tra l’autore e la famiglia Liddell.

Come scrive Gardini nella sua recensione quella che creò più scompiglio probabilmente fu “una rappresentazione di lei nei panni di una piccola mendicante, a sei anni. In effetti, questa fotografia, scattata un giorno d’estate del 1858, emana un fascino davvero unico. I piedi della modella sono nudi; bianchi stracci rimboccati ad arte le pendono giù dalle spalle; il capezzolo sinistro spunta dal fondo di una scollatura studiatamente sghemba; e gli occhi scuri guardano nella macchina con una loro inquietante consapevolezza. Insisterei sullo scuro. Scura è anche la bocca; scuri sono i capelli e l’ombra leonardesca che proietta il mento. E scuro il fondo: un muro sbreccato, che occupa tutto lo spazio circostante e non lascia in vista alcun orizzonte. Winchester definisce l’espressione della piccola «impish», «birichina»”.