Ermafrodito del Panormita: sesso e volentieri, siamo umanisti! Riscoperta d’un classico

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Settembre 2017 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Ermafrodito del Panormita: sesso e volentieri, siamo umanisti. Riscoperta d'un classico

Ermafrodito del Panormita: sesso e volentieri, siamo umanisti. Riscoperta d’un classico

ROMA – Ermafrodito del Panormita: sesso e volentieri, siamo umanisti! Riscoperta d’un classico. Torna in libreria un classico, meglio dire un capolavoro minore dell’Umanesimo quattrocentesco alla riscoperta dei classici latini: l'”Hermafroditus” di Antonio Beccadelli, in arte il Panormita (da Panormum, Palermo, città dove nacque nel 1394).

L’edizione (Il Panormita, Ermafrodito, pagg. 202, € 15) proposta da Einaudi nella collezione di Poesia con la traduzione dall’originale in lingua latina e la curatela di Nicola Gardini, dà conto di quella fioritura umanistica italiana che restituì, tramite i classici latini e greci, dignità e cittadinanza letterarie alle opere più licenziose, strappando l’erotismo al dominio della morale.

Come sostiene Gardini, dunque, «la sconcezza non va presa per pornografia. È letteratura. Tanta immonda attività emana da altrui libri; prima che recitazione di un privato presente, è citazione (…). Ma la storia della poesia latina quattrocentesca comincia a costituirsi proprio da qui, nell’Ermafrodito, in questo bislacco capolavoro corpolalico». (Armando Massarenti, Il Sole 24 Ore)

Fine umanista, poeta, cortigiano e panegirista alla corte di Alfonso V d’Aragona a Napoli, il Panormita si ispirò al mito del fanciullo Ermafrodito che unendosi alla ninfa Salmace aggiungeva quelli femminili ai suoi attributi sessuali: per questo la sua opera allude a un pansessualismo che comprende etero e omo, mangiatrici di uomini, sileni e pederasti. L’altra faccia dell’amor cortese e della donna angelicata. Il reale contro il platonico. La resistenza del corpo al biasimo dell’ideale. Libertinaggio ed erotismo, banditi dalle fobie medievali, ricominciano da dove avevano interrotto: tra le lenzuola, nei lupanari, sulle pagine di un volume di poesia.

Hic obscena loqui simul et patrare licebit
nec tinget voltus ulla repulsa tuos.
Hic – quod et ipse potes, quod et ipse
diutius optas –
quantum vis futues et futuere, liber!

Qui sarà consentito dire e fare sconcezze
né ripulsa t’arrossirà la faccia.
Qui, come puoi e da tanto vai sognando,
mio libro,
scoperai quanto vuoi e sarai scopato! (Il Panormita, Ermafrodito. Einaudi Poesia)