“Devo stare più attenta. Metto i pantaloni di Ernesto per pigiare l’ uva”: “Anna” di Cetta De Luca, alla terza ristampa

Pubblicato il 30 Agosto 2016 - 07:55 OLTRE 6 MESI FA
"Devo stare più attenta. Metto i pantaloni di Ernesto per pigiare l’ uva": "Anna" di Cetta De Luca, alla terza ristampa

“Devo stare più attenta. Metto i pantaloni di Ernesto per pigiare l’ uva”: “Anna” di Cetta De Luca: è alla terza ristampa

“Anna”  di Cetta De Luca, collana Luci, editore Watson, 10€ il volume in carta, e-book: 1,99€, arrivato alla terza ristampa, ha questo inizio:

Annina entrò nella stanza in silenzio. Si fermò sulla porta e squadrò i presenti. La luce prepotente del primo pomeriggio filtrava dalle imposte socchiuse e disegnava strisce di ombre nette e scure sul pavimento lucidato a cera. I due divanetti stile Rococò erano posizionati uno di fronte all’altro, in bella mostra, e al centro imperava il tavolino di legno di cedro intagliato, regalo di nozze del compare d’anello emigrato in Sudafrica. Il vassoio d’argento era rimasto lì sopra, con le tazzine ancora da riempire e la caffettiera fumante. Nessuno si era servito, in attesa di lei. Quando arrivò andò a sedersi accanto a sua madre, si lisciò le pieghe dell’abito e poggiò le mani sulle ginocchia, muta. Non una mosca volava, eppure si era già in settembre e l’aria odorava di mosto. Annina sbirciò di sottecchi le due figure che aveva di fronte. Poi si avvicinò all’orecchio della madre e sottovoce, ma in modo che tutti sentissero, sentenziò:

«Non mi piace.»

I presenti si guardarono con un misto di stupore e imbarazzo. La madre di Annina, paonazza in volto, cercava di trattenere il rimprovero poco urbano che le saliva alla bocca. La ragazza, con gli occhi bassi, concentrò la sua attenzione sulla macchia bluastra ben visibile sul bordo della gonna.

“Devo stare più attenta. La prossima volta mi metto i pantaloni di Ernesto per pigiare  l’uva”.

Le radici della storia di Anna affondano nei riti antichi, quelli che le donne si tramandano per generazioni, quelli della natura che fa il suo corso, anche nei rapporti umani. E c’è sempre un destino segnato da combattere o assecondare per far sì che il rito sia propiziatorio. Quando però al destino si sommano gli eventi di una guerra, allora la storia spariglia.

“Quando il profumo si spandeva ovunque, nelle case, per la strada, nell’aria tersa e neutra del mattino, allora se ne aveva la certezza: era giorno di festa, il pane era nato.”

Annina Lojacono non è una ragazza qualunque. Caparbia, ribelle, mal si adatta alle convenzioni di una famiglia del Sud, tanto meno quando le viene imposto un fidanzamento e un matrimonio con uno sconosciuto. Ma il cuore percorre strade misteriose per compiere le sue scelte, e Angelico Buonomo, più per fortuna che per merito, riesce a compiere il miracolo e a sposare la donna che ama.

Fortuna che durerà ben poco. Il giovane si ritroverà ben presto a doversi separare dalla novella sposa, proprio nel momento in cui la loro vita stava per intraprendere un nuovo corso, e da quel momento ogni evento contribuirà a rendere la separazione più lunga e dolorosa. La guerra, la prigionia, la distanza saranno solo alcuni degli ostacoli che si frapporranno alla riunificazione dei due giovani, dopo dieci anni.

E Annina non è certo una Penelope che attende il suo Ulisse tessendo la tela. Trame ben più fitte dovrà districare, segreti da tenere ben custoditi, rivelazioni che rischieranno di distruggere il fragile equilibrio che, nonostante tutto, bisogna mantenere, specie durante un conflitto di portata mondiale. E a legare tutto ci saranno le lettere, memorie epistolari da custodire per mantenere vivo il ricordo e desta l’attenzione.
Dal 1937 al 1947, sullo sfondo dell’Italia fascista e della guerra nelle colonie, un viaggio che sorvola Africa, India e Australia, e una storia d’amore e di guerra il cui finale non è affatto scontato.