Morto Christopher Hitchens per una polmonite

Pubblicato il 16 Dicembre 2011 - 09:10 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON – Lo scrittore e giornalista paladino dell’ateismo Christopher Hitchens e’ morto ieri di polmonite, complicanza di un tumore all’esofago da cui era stato colpito l’anno scorso. Lo ha annunciato Vanity Fair. Aveva 62 anni.

”Christopher Hitchins, critico incomparabile, autorevole oratore, spirito appassionato e intrepido bon vivant, e’ morto oggi all’eta’ di 62 anni” recita il comunicato. Britannico di nascita, Hitchens aveva scelto di vivere negli Usa.

Hitch, come lo chiamavano gli amici e’ morto al MD Anderson Cancer Center della citta’ texana circondato dagli amici, ha annunciato sul sito online Vanity fair, la rivista per cui il giornalista scriveva e su cui dal giugno 2010 aveva fatto la cronaca della sua battaglia contro il tumore.    Scrittore, polemista, provocatore e bon vivant, Hitchens soffriva da 18 mesi di un cancro all’esofago al quarto stadio: ”Non c’e’ quinto stadio”, aveva detto agli amici.

Oltre a Hitch-22, la sua autobiografia uscita poco prima della diagnosi, lo scrittore, che era un ateo convinto, aveva scritto ‘God is not Great’. Aveva affrontato la malattia terminale dedicandole lo stesso occhio che non perdona riservato ai ‘grandi’ su cui aveva scritto: oltre a Dio, da Henry Kissinger al Principe Carlo, a Madre Teresa di Calcutta, uno dei suoi oggetti di odio preferiti.

Noto per la sua indipendenza, un ex trotzkysta che aveva appoggiato l’America di George W. Bush nella guerra in Iraq, Hitchens aveva cominciato la carriera in Gran Bretagna (era nato a Portsmouth da un veterano della Royal Navy, mentre la madre si era uccisa durante un incontro extraconiugale in Grecia quando lui aveva 23 anni) prima di trasferirsi 30 anni fa negli Usa. Anche malato aveva continuato a scrivere, viaggiare, tenere discorsi pur essendo tremendamente indebolito dalle terapie.

”Non ci sara’ mai un altro Hitchens”, ha commentato il direttore di Vanity Fair Graydon carter che ha descritto lo scrittore come una persona ”dall’intelletto feroce, vibrante sulla pagina quanto lo era al bar”.