Musica: tutto esaurito e applausi per la Turandot a Bologna

Pubblicato il 20 Gennaio 2012 - 01:02 OLTRE 6 MESI FA

BOLOGNA, 19 GEN – La prima sensazione di positivo stupore ieri sera al teatro Comunale di Bologna per l'apertura della stagione d'opera, prima ancora che il sipario si aprisse sulla bellissima, mastodontica scena costruita da Nicola Rubertelli per il capolavoro incompiuto di Giacomo Puccini, 'Turandot', e' stato vedere dopo tanti spettacoli e concerti la sala del Bibiena finalmente di nuovo esaurita.

Niente sfarzo, niente personalita' della politica nazionale, e, considerati i tempi di crisi, neppure fiori ai palchi: sono spariti persino i sovratitoli che per molti anni hanno accompagnato le rappresentazioni d'opera della Fondazione bolognese.

Qualcuno se n'e' lamentato. Cio' che invece non e' mancata e' stata la qualita' dello spettacolo in tutte le sue componenti. Dal punto di vista della messa in scena, l'allestimento costruito dal regista napoletano Roberto De Simone due anni fa per la riapertura del teatro Petruzzelli di Bari si e' mostrato anche in questa ripresa bolognese di grande compiutezza nonostante la scelta di concludere l'opera dopo la morte della schiava Liu', proprio dove il compositore si era fermato prima di morire. Per De Simone infatti non e' il bacio di Calaf a sgelare Turandot, ma la povera Liu' che sacrificando la sua vita riesce a trasmettere quell'amore di cui tanto la principessa ha bisogno.

L'intero spettacolo e' dominato da un grande scalone, sovrastato dalle grandi mura della citta' imperiale che si stagliano sullo sfondo, dove De Simone muove in una sorta di processione i soldati di Xian, l'esercito di terracotta rappresentante l'armata unificatrice della Cina, e i vari protagonisti. Elegantissimi e molto azzeccati i costumi in pelle di Odette Nicoletti. La sezione musicale vera e propria ha rappresentato invece per il Comunale una quasi novita', non solo perche' per la prima volta l'opera e' stata data senza il finale solito composto da Franco Alfano, ma perche' buona parte dei protagonsti debuttavano nelle rispettive parti e a Bologna.

A cominciare dalla coppia Tamara Mancini, autorevole Turandot, e Yonghoon Lee, Calaf: hanno ben figurato cavandosela egregiamente in due ruoli impervi e faticosissimi ma ambedue hanno dato l'impressione di aver bisogno di perfezionare la dizione italiana. Spesso non si e' capito nulla di cio' che cantavano. Problema che ha afflitto, anche se in maniera minore, la Liu' di Karah Son, autrice di una prova meritevole di lode. Bene il resto del cast. Sul podio il direttore barese Fabio Mastrangelo, una lunga e gloriosa carriera costruita nei teatri russi, tra Mosca e San Pietroburgo, alla sua prima prova a Bologna ha avuto l'onere di aprire la stagione. Conosce benissimo quest'opera per averla gia affrontata altre volte e questo forse lo ha reso un po' spavaldo con una direzione sempre trascinante ma a tratti forzata, col risultato che in piu' occasioni le voci venivano coperte. Al termine, anche grazie all'eccellente risultato dell'allestimento scenico, i consensi prolungati di un pubblico visivamente soddisfatto hanno premiato tutti, anche perche' i pochi difetti riscontrati verranno certamente corretti, come succede quasi sempre, nelle successive repliche dello spettacolo.