Di Maio e Salvini, lasciateli lavorare: appuntamento al 2020, lì, appena fuori dall’euro

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Novembre 2018 - 09:34 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Di Maio e Matteo Salvini, lasciateli lavorare: appuntamento al 2.020, lì, appena fuori dall'euro

Di Maio e Salvini, lasciateli lavorare: appuntamento al 2.020, lì, appena fuori dall’euro (foto Ansa)

ROMA – Di Maio e Salvini, lasciateli lavorare, lasciate che la Manovra del Popolo si sviluppi libera e forte. Fa niente che nel terzo trimestre 2018 azienda Italia si è fermata e che nel quarto trimestre pare proprio pure. E’ solo un’impressione. Anzi no, è la prova che occorre, urge il doping detto appunto manovra del Popolo.

Fa nulla che Tria ministro abbia provato in extremis ad abbassare almeno per il 2019 le meravigliose previsioni di aumento del Pil. A che serve prevedere un po’ meno fioritura del Pil? Ad abbassare la quantità di spesa reale visto che la bandiera del 2,4 di deficit sul Pil resta alta sul pennone M5S e Lega. La percentuale resta la stessa ma se il Pil è un po’ meno turgido…Fa niente che Tria ci provi a farla meno gradassa la Manovra del Popolo. Fa niente, è un’impressione, passerà.

Fa niente che incontrollabile si annuncia il pagamento del reddito di cittadinanza. A chi pagarlo? A quanti? Ad un’infinità. E nessuno che possa davvero controllare i requisiti di chi chiede. Nessuno che possa controllare se chi lo chiede e lo ottiene va poi davvero a cercarsi un lavoro e si forma per cercarselo un lavoro. Fa niente che se lo si paga davvero a cinque sei milioni di italiani non solo i soldi stanziati non bastano m anche lo incassano tanti a sbafo. Fa niente, è un’impressione. Anche se un’impressione appena appena confessata, rivelata non solo dal buon senso ma anche da Buffagni sotto segretario M5S al governo. Fa niente.

Fa niente se quota 100 per le pensioni carissima a Salvini lo stesso governo spera e prega in silenzio non la utilizzino nel 2019 tutti i 450 mila pensionandi a quella quota in quell’anno. Se lo fanno tutti, se vanno tutti in pensione a quota 100 quelli che possono i soldi stanziati non bastano. Il governo ha calcolato lo facciano la metà dei 450 mila, anche se Salvini finge di non saperlo. Il governo spera che la pensione tagliata del 5 o del 30 per cento a seconda degli anni di anticipo scoraggi tutti ad andare via a quota 100. Fa niente, è un’impressione.

Fa niente che se vuoi pagare reddito di cittadinanza a tutti quelli che lo chiederanno e mandare in pensione tutti quelli che possono dai 62 anni in poi il deficit non sarà 2,4 per cento del Pil. Ma 2,9 e forse anche più. Fa niente che il Pil quest’anno non sarà più 1,2 per cento (lo ha appena detto l’Istat, a proposito per non farglielo dire più si sostituisce chi comanda all’Istat e così non lo dicono più). E che neanche con l’intervento straordinario di quello dei pani e dei pesci l’anno prossimo Pil sarà più 1,5 per cento. fa niente, non sono numeri che impressionano, sono impressioni.

Fa niente che Bce, Fmi, Banca D’Italia, Ocse, Ue, Uffici parlamentari di Bilancio, Corte dei Conti, Confindustria, Fondi internazionali di investimento e, come direbbero Salvini e Di Maio, anche l’Onu e la Fifa abbiano detto che i conto della Manovra del Popolo sono inventati e litigano furibondamente con la realtà. Sono impressioni loro, impressioni malevole, lasciateli lavorare Salvini e Di Maio.

Fa niente che non sia questione di deficit e di spesa finalmente tornati dopo anni e anni di molto presunta austerità. La spesa pubblica italiana austerità non ha mai conosciuto, è nelle cifre. Mai, mai e mai la percentuale di spesa pubblica sul Pil è diminuita e negli ultimi anni l’avanzo primario (la differenza tra entrate e spese dello Stato senza contare gli interessi sul debito) è sempre calato, cioè si è speso di più. Si faccia anche deficit, si faccia anche 2,4 per cento di deficit dicono tutti, il problema non è lì.

Il problema è che si fa 2,4 e forse più per mandare la gente in pensione presto e per distribuire reddito sganciato dal lavoro. E questo deficit, questi tipo di deficit, questa spesa, questo tipo di spesa hanno moltiplicatore 0,5. Che vuol dire? Vuol dire che per ogni euro speso per quota 100 pensioni e reddito cittadinanza se ne registra mezzo di euro come incremento di Pil.

E allora? Allora abbassando le tasse su impresa e lavoro (profitti e salari) o costruendo infrastrutture e reti il moltiplicatore è due. Per ogni euro speso in meno tasse e più cantieri se ne registrano due di incremento Pil. Fa niente che questo dica ogni economia, da quella cinese a quella americana, passando per quelle europee. Fa niente che la Manovra del Popolo spenda  a danno di occupazione, innovazione e produttività e a favore di rendita e assistenza. Fa niente, è un’impressione.

Fa niente che i manovratori del popolo abbiano già occhieggiato il “tesorone”. Già, 11 mila miliardi il patrimonio privato degli italiani. In case 6.300 miliardi, 4.400 i miliardi in soldi. Ci piace tanto pianger miseria ma il tesorone c’è e grosso. Nelle tasche degli italiani. Non tutti certo, non nelle tasche di tutti. Ma non certo nelle tasche di pochi. Molti di coloro che piangono miseria hanno ragione di farlo. Molti di coloro che piangono miseria hanno in tasca la loro quota di tesorone. fa niente che questi comincino ad aver paura che vada a finire con le mani di governo sul tesorone privato degli italiani. E’ pieno, è cronaca piena di italiani che vanno ad aprire un conto all’estero o immaginano di farlo. Fantastico: sono spesso gli stessi che hanno votato M5S.

Fa niente che gli unici che comprano titoli di Stato italiani siano la Bce e le banche italiane. Gli unici che per amore o per forza tengono in piedi la baracca. E che quindi, con lucida consapevolezza, Di Maio indica come i supremi nemici. Fa niente, fateli lavorare Di Maio e Salvini (e Conte per quel che conta).

Fateli lavorare, date loro tempo e appuntamento al 2.020. Proprio lì, appena fuori dell’euro e all’angolo del prelievo, di popolo s’intende, di una parte del tesorone dalle tasche degli italiani.