“Di Maio ha già perso”. Turani: niente Palazzo Chigi, ci resterà Gentiloni

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 24 Gennaio 2018 - 06:53 OLTRE 6 MESI FA
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Giuseppe Turani

ROMA – Di Maio ha già perso, sentenzia Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business. Non avrà mai i voti necessari per andare a palazzo Chigi. Lo attende un futuro da peones.

Ha ragione chi ha scritto che il 5 marzo, davanti ai risultati definitivi delle elezioni, dovremo prendere tutto quello che abbiamo scritto in questi giorni, le dichiarazioni, i sondaggi, le promesse, e buttare tutto nella spazzatura.

Una sola cosa è quasi sicura (diciamo al 99 per cento): e cioè che Luigi Di Maio non sarà  mai primo  ministro. Non distribuirà alcun reddito di cittadinanza, non taglierà alcuna tassa. Lui non lo sa perché non ha mai letto la Costituzione, e forse nemmeno i giornali. Pensa che i 5 stelle saranno il primo partito. Cosa che comporterebbe per Mattarella l’obbligo di affidargli l’incarico di fare il governo. Ma non è così.

Mattarella è liberissimo di fare quello che vuole. La tradizione e l’uso vogliono che ascolti tutti i gruppi parlamentari, i capi delle due camere, e poi assegni l’incarico al personaggio che gli sembra possa raccogliere una maggioranza nella  Camera e nel Senato. Ma questo personaggio, per ovvi motivi comprensibili persino al capo del Movimento, non sarà Di Maio.

Anche se dovesse arrivare alla fatidica soglia del 30 per cento (se sta sotto, Casaleggio lo caccia immediatamente), non avrà la maggioranza dei seggi. Nemmeno con qualche aiuto dai bersaniani o da Salvini. Se poi il suo Movimento dovesse arrivare secondo, dietro il Pd, l’ira di Casaleggio lo stanerebbe anche nel più impenetrabile vicolo di Scampia.

Quindi può riporre tutti i suoi abiti su misura nell’armadio: non sfilerà mai davanti al plotone d’onore nel cortile di palazzo Chigi.

E allora? Non si sa, è bene metterselo in testa. Può accadere tutto e il contrario di tutto. Anche la Grande Coalizione (il gruppone di destra guidato da Berlusconi e il Pd) non è così sicura. Mal di pancia (strumentali) sia dentro il Pd che dentro l’area di destra.

Quindi è più probabile che si rivada a votare.

Con una nuova legge? Ma via. Con il caos che ci sarà in parlamento, con coalizioni che si spaccano, con un Pd che vivrà giornate da terremoto, nessuno approverà niente.

Regnerà Gentiloni (che ha il vantaggio di essere simpatico a tutti e, soprattutto, di essere già lì, sul posto).

Si andrà a votare una seconda volta. Con la speranza che intanto i 5 stelle si siano un po’ sfasciati e che quindi il successivo Parlamento sia un po’ più adatto a fare un governo.

Ma, ripeto, tutti questi bei ragionamenti probabilmente il 5 marzo finiranno nella spazzatura. Tutto può succedere, niente è sicuro.