Matteo Renzi, palazzo Chigi come Fort Alamo: tanti lo vorrebbero far cadere

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 4 Novembre 2014 - 07:34 OLTRE 6 MESI FA
La settimana del governo si apre in un clima da Fort Alamo: il governo è circondato da gente che vorrebbe vederlo cadere o almeno venire a patti. Si può cominciare con la minoranza interna del Pd, che nel partito conta poco o niente, ma che può disporre ancora di buone truppe parlamentari. Non passa ora che uno o l’altro esponente di questo gruppo minacci qualcosa. Poiché va in discussione il Jobs Act (con dentro la famosa grana dell’articolo 18) è probabile che la prova di forza avvenga lì. A meno che Renzi non metta l’ennesima fiducia. In ogni caso si alzeranno alte grida. Faranno molto rumore: e si può capire perché. Se non portano a casa un risultato adesso, in quella che si può considerare la loro ultima carica di cavalleria, poi saranno consegnati al mondo dell’irrilevanza politica. E quindi si faranno sentire.  Se gli assedianti fossero solo questi, però, il governo potrebbe ancora cavarsela. Ma ce ne sono altri. Il più silenzioso di tutti sta a Bruxelles, si chiama Katainen e si aggira per i corridoi della Commissione Ue con una matita rossa e blu, pronto a segnare ogni piccolo errore della nostra Legge di Stabilità, e poi a mandare lettere severe di richiamo. Se Renzi allarga un po’ le maglie della Legge di Stabilità, Katainen interverrà. E dietro di lui potrebbero muoversi i mercati, facendo salire lo spread. Finora sono starti molto buoni, ma solo perché sanno che, non a Bruxelles, ma a Francoforte, c’è Mario Draghi con la mano si forzieri della Bce che vigilia perché non accada nulla di grave. Ma se qui le cose dovessero andare un po’ a rotoli, anche i mercati potrebbero farsi sentire. E i mercati hanno una caratteristica: esagerano sempre, tutto va fatto in pochi secondi (prima che lo facciano gli altri), e quindi se devono picchiare picchiano duro.  Nel conto degli assediati-assalitori del governo vanno messi, ovviamente, anche il segretario della Fiom, Landini, e quella del Cgil, Camusso. Sono quelli che dispongono di buone truppe. Renzi non lo possono più vedere e lo vogliono mandare a casa. Lo dicono apertamente.  Contro gli scateneranno scioperi parziali e generali: l’obiettivo è quello di logorarlo e di fargli fare fagotto.  Come proposta politica sono un può fuori dal mondo. La Cgil vuole addirittura una patrimoniale (che finirebbe per colpire anche i ceti medio-bassi, che hanno già hanno pagato questa crisi in modo pesante). Landini va oltre e chiede che lo Stato rientri nella siderurgia, un settore in crisi in tutto il mondo e in cui c’è solo da perdere montagne di soldi. E’ un po’ come se Landini chiedesse di ripristinare i lampioni a gas nelle città. Ma c’è una ragione: con la siderurgia nelle mani dello Stato le crisi aziendali sarebbero finite: lo Stato  paga gli stipendi e si accolla le perdite. Hanno fatto così per anni con l’Alfa Romeo(fino a quando è scoppiata), con il Sulcis, e altre mille storie.  E, infine, se vogliamo, s’è risvegliato anche Berlusconi che chiede a Renzi di abbassare le tasse: richiesta giustissima. Peccato che Berlusconi non dica dove si vanno a trovare i soldi per portare a termine un’impresa così meritoria. In questa armata che assedia Renzi, Berlusconi è forse l’unico che non lo vuole morto. Ma lo vorrebbe un po’ più ginocchio.  Gli altri no. Vogliono la disfatta totale. E sono già pronti a intonare il deghejo, come il generale Santa Ana a Fort Alamo.

Matteo Renzi

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche sulla rivista Uomini & Business col titolo: “Renzi a Fort Alamo“.

La settimana del governo si apre in un clima da Fort Alamo: il governo è circondato da gente che vorrebbe vederlo cadere o almeno venire a patti. Si può cominciare con la minoranza interna del Pd, che nel partito conta poco o niente, ma che può disporre ancora di buone truppe parlamentari. Non passa ora che uno o l’altro esponente di questo gruppo minacci qualcosa. Poiché va in discussione il Jobs Act (con dentro la famosa grana dell’articolo 18) è probabile che la prova di forza avvenga lì. A meno che Renzi non metta l’ennesima fiducia. In ogni caso si alzeranno alte grida. Faranno molto rumore: e si può capire perché. Se non portano a casa un risultato adesso, in quella che si può considerare la loro ultima carica di cavalleria, poi saranno consegnati al mondo dell’irrilevanza politica. E quindi si faranno sentire.

Se gli assedianti fossero solo questi, però, il governo potrebbe ancora cavarsela. Ma ce ne sono altri. Il più silenzioso di tutti sta a Bruxelles, si chiama Katainen e si aggira per i corridoi della Commissione Ue con una matita rossa e blu, pronto a segnare ogni piccolo errore della nostra Legge di Stabilità, e poi a mandare lettere severe di richiamo. Se Renzi allarga un po’ le maglie della Legge di Stabilità, Katainen interverrà. E dietro di lui potrebbero muoversi i mercati, facendo salire lo spread. Finora sono starti molto buoni, ma solo perché sanno che, non a Bruxelles, ma a Francoforte, c’è Mario Draghi con la mano sui forzieri della Bce che vigilia perché non accada nulla di grave. Ma se qui le cose dovessero andare un po’ a rotoli, anche i mercati potrebbero farsi sentire. E i mercati hanno una caratteristica: esagerano sempre, tutto va fatto in pochi secondi (prima che lo facciano gli altri), e quindi se devono picchiare picchiano duro.

Nel conto degli assediati-assalitori del governo vanno messi, ovviamente, anche il segretario della Fiom, Landini, e quella del Cgil, Camusso. Sono quelli che dispongono di buone truppe. Renzi non lo possono più vedere e lo vogliono mandare a casa. Lo dicono apertamente. Contro gli scateneranno scioperi parziali e generali: l’obiettivo è quello di logorarlo e di fargli fare fagotto.

Come proposta politica sono un può fuori dal mondo. La Cgil vuole addirittura una patrimoniale (che finirebbe per colpire anche i ceti medio-bassi, che hanno già hanno pagato questa crisi in modo pesante). Landini va oltre e chiede che lo Stato rientri nella siderurgia, un settore in crisi in tutto il mondo e in cui c’è solo da perdere montagne di soldi. E’ un po’ come se Landini chiedesse di ripristinare i lampioni a gas nelle città. Ma c’è una ragione: con la siderurgia nelle mani dello Stato le crisi aziendali sarebbero finite: lo Stato paga gli stipendi e si accolla le perdite. Hanno fatto così per anni con l’Alfa Romeo(fino a quando è scoppiata), con il Sulcis, e altre mille storie.

E, infine, se vogliamo, s’è risvegliato anche Berlusconi che chiede a Renzi di abbassare le tasse: richiesta giustissima. Peccato che Berlusconi non dica dove si vanno a trovare i soldi per portare a termine un’impresa così meritoria. In questa armata che assedia Renzi, Berlusconi è forse l’unico che non lo vuole morto. Ma lo vorrebbe un po’ più ginocchio.

Gli altri no. Vogliono la disfatta totale. E sono già pronti a intonare il deghejo, come il generale Santa Ana a Fort Alamo.