Berlusconi-Augusto: “Alemanno rendi i voti a Roma”. “Sapevo che non era adatto”

Pubblicato il 29 Maggio 2013 - 05:07 OLTRE 6 MESI FA
Roma, la Capitale della clientela

Gianni Alemanno. Telefona dal Colosseo: a Berlusconi o Augusto? (LaPresse)

Raccontano che Berlusconi, dalla Sardegna dove si è rifugiato per riposarsi e dove dovrebbe restare per tutta la settimana, abbia accolto «senza drammi» il risultato del voto.

La sconfitta, almeno nel primo turno elettorale, del sindaco di Roma Gianni Alemanno, divide il Pdl. Berlusconi si aggira per le stanze dei suoi palazzi come Augusto che gridava “Varo rendimi le mie legioni”, dopo la battaglia di Teutorburgo dove tre legioni romane sparirono nella foresta.

Il risultato di Roma lo tormenta, anche se, come racconta Paola Di Caro sul Corriere della Sera, Berlusconi

“non fa un dramma del risultato elettorale, tanto da aver chiamato Alemanno dicendosi fiducioso in vista del ballottaggio”

e di guardare invece con preoccupazione al quadro politico nel suo insieme, perché

«la gente è sempre più delusa e lontana dalla politica perché non stiamo dando le risposte che si aspettano».

Però l’amaro è  in queste parole:

“Certo, come la pensasse lui lo sapevano tutti da tempo: quando, due mesi e mezzo fa, lesse a pochi giorni dal voto i risultati di sondaggi che davano Alemanno attorno al 20% provò sul serio a sostituirlo, puntando su Alfio Marchini. Missione fallita, per il no di Marchini e l’opposizione di un Pdl che, dopo che Berlusconi aveva imposto Storace con risultati deludenti, non voleva cedere un altro uomo di partito”.

Amara ripicca, ora Berlusconi

“non è il solo a ripetere che «non era l’uomo adatto, non poteva vincere», anche se nel partito ad alta voce nessuno se la prende con lui”.

Maurizio Gasparri invece difende Ginni Alemanno:

«A Roma scontiamo ancora le vicende che hanno travolto la Regione, Gianni ha fatto il possibile e molto c’è da fare e combattere ancora».

Intanto

“le voci sul sindaco che, in caso di sconfitta, si muoverebbe per «scalare il partito» si moltiplicano”.

Ci pensa Fabrizio Cicchitto a stabilizzare il clima nazionale:

“Il sostegno al governo «non è in discussione per i risultati elettorali ma quello che ci interessa e ci fa giudicare la validità dell’esecutivo è la capacità di fare le riforme, economiche e politiche. A questo stiamo guardando». Insomma, per dirla con Berlusconi, o il governo «si muove con misure choc e subito, o anche questo voto ci dice che rischiamo di essere tutti spazzati via». E se quindi non è prevedibile un allentamento del sostegno all’esecutivo oggi sull’onda dei risultati elettorali, qualsiasi essi siano alla fine, è certo che Berlusconi incalzerà chiedendo «misure forti, decisive, convincenti», per l’immediato, perché è alla «realizzazione dei fatti» che è appesa la vita del governo”.

Lui non c’è riuscito per vent’anni, ma ora lo pretende.