Coprifuoco, a che ora si chiude:18 o 21? Governo e Regioni se la fanno sotto

di Lucio Fero
Pubblicato il 2 Novembre 2020 - 08:35 OLTRE 6 MESI FA
Regioni rosse, le province con indice Rt basso che potrebbero diventare arancioni

Too big for us, troppo grande coronavirus per noi Italia (Foto d’archivio Ansa)

Coprifuoco, meglio chiamarlo così invece che lockdown. O chiamarlo confinamento serale o ancora limitazione ai movimenti.

Il nome coprifuoco è incerto e soprattutto incerta è l’ora in cui si chiude: alle 18 o alle 21 tutti in casa?

COPRIFUOCO, FUGA DALLA FIRMA

Tutti o quasi tutti? Tutti insieme o tutti in casa a una certa ora qua e là per Regioni o città? E al mattino a scuola qualcuno ancora ci andrà o tutti a casa anche qua? E gli anziani, in casa come gli altri a sera, al mattino potranno uscire a prendere aria e cibo? Tutti questi punti interrogativi non li pone il contagio, lui parla chiaro, anzi ha già parlato. Tutti questi punti interrogativi non  li pongono, per quel che possono e sanno, medicina e virologia. Tutti questi punti interrogativi sono figli di una unica circostanza civile più che politica: governo centrale e Regioni se la fanno sotto.

QUADRIGLIA INVECE CHE SCIENZA

Sono ore di quadriglia pura: le Regioni vogliono sia il governo a proclamare lockdown o coprifuoco. Alla gente sono cose che non piacciono. O meglio, c’è una parte grossa, non maggioritaria, del paese che protesta e non vuole chiudere bottega (a meno che non sia la bottega altrui). I lungimiranti statisti alla guioda delle Regioni non vogliono grane, non vogliono firmare carte, non vogliono responsabilità.

Le Regioni vogliono l’autonomia di decidere e intestarsi le cose che piacciono, vogliono l’autonomia nella spesa, vogliono fondi autonomi. Ma quando si tratta di prendersi la responsabilità di scelte dure, allora per le Regioni è il governo che deve decidere.

E il governo è, in quanto a spessore civile e civico, fatto della stessa pasta delle Regioni. Governo vorrebbe fossero le Regioni a decidere, magari l’una non come l’altra, in modo da poter dire di non aver ordinato nessun lockdown. Regioni e Governo, Governo e Regioni vogliono, in caso di buona sorte, dire: abbiamo vinto. Se va male invece vogliono poter dire: avete perso. 

AUTOMATISMO MANCA E ANCHE ONESTA’ INTELLETTUALE

Dopo mesi e mesi, alla seconda ondata manca qualcosa che dovrebbe essere ovvio e perfino agevole: l’automatismo di alcune misure anti contagio. Automatismo legato a indici numerici precisi. Indici di contagio, indici di ricoveri, posti letto, mortalità. Oltre certe soglie, determinate misure. Senza balletti, mediazioni, trattative.

Manca l’onestà intellettuale e forse manca anche la cultura in senso lato per comprendere che il danno non è attutibile o scansabile. Manca la capacità di dire al paese la verità di una epidemia. Al posto della verità c’è un premier che continua a ripetere la non realtà del vaccino a dicembre. Forse intende quello anti influenza che il suo Stato non riesce a distribuire. Al posto della verità ci sono Salvini e Meloni che dicono che se c’è danno ed epidemia è solo colpa del governo e tengono i loro partiti fuori da ogni decidere quando non conviene decidere.

Manca l’onestà civile ed intellettuale, forse perfino intellettiva, per poter dire al paese di smetterla di frignare. E’ il momento della sofferenza, del saper soffrire da adulti e responsabili. I governanti esitano, svicolano, fuggono la responsabilità. I governati frignano ed eludono. A che ora si chiude?