Federalismo demaniale: da Roma ai Comuni i tesori dell’Italia

Pubblicato il 16 Maggio 2010 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA

Il federalismo demaniale promette una piccola rivoluzione. Con il passaggio dei patrimoni paesaggistici e artistici, ma non solo, dallo Stato alle autonomie locali, si potranno rivalutare immobili e terreni spesso abbandonati all’incuria generale.

Certo, non tutti i Comuni saranno capaci o avranno le risorse per mettere a reddito questo capitale, ma molti sindaci sono già pronti. Potranno investirci, conferirli a fondi immobiliari, offrirli in concessione e anche cederli ai privati, sempre rispettando i vincoli artistici e storici eventualmente esistenti. Ma soprattutto potranno restituirli ai loro concittadini.

Molti  Comuni tra pochi mesi potranno ricevere dallo Stato diecimila terreni e novemila abitazioni, che potranno essere vendute con il solo obbligo di usare il ricavato per la riduzione del debito locale e nazionale.

Saranno ceduti anche castelli forti, cinte murarie, chiese, abbazie, carceri, ospedali e fari, tutti beni storici non utilizzati dalle Spovrintendenze e reclamati dai Comuni, spesso abbandonati ad un’incuria totale.

Perché lo Stato è sì il proprietario, ma gli strumenti per valorizzarli sono nelle mani dei sindaci. Così come per le spiagge: i  bassissimi canoni di concessione li incassa lo Stato, ma la competenza a legiferare sul turismo è delle Regioni, che non hanno alcun incentivo a fare buone leggi in materia.

Il Comune di Verona, che ha già in concessione la Cinta Muraria costruita dalla Repubblica di Venezia nel ’400, da anni ne chiede la proprietà. E probabilmente con il federalismo demaniale ne otterrà il possesso, insieme alla Caserma di Villasanta, al Forte Lugagnano e a Forte Sofia.

L’elenco dei beni trasferibili dal Demanio è lunghissimo e ancora segreto. Prima che si rendano disponibili per la cessione, le amministrazioni centrali che li hanno in uso potranno esercitare un’opzione motivata.

Una prima scrematura è già stata fatta, rivelando la prima mappa della storia d’Italia che, da Roma, potrà tornare ai Comuni. Alessandria, ad esempio, riavrà dopo quasi 300 anni la Cittadella, una delle fortezze più belle del mondo, candidata ad entrare nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco, liberata nel 2007 dall’Esercito italiano, che l’occupava dal 1732, oggi di proprietà del Demanio dello Stato.

Tornerà al Comune di Vigevano lo splendido Castello Visconteo del 1345, ampliato dal Bramante, mentre alla città di Bergamo sarà probabilmente concessa la proprietà di Palazzo Lupi, in Città Alta, che è stato sede per decenni della Brigata Legnano.

Al municipio di Venezia dovrebbe essere concesso lo spettacolare Ottagono di Ca’ Roman, un’isola di due ettari che faceva parte del sistema difensivo della Serenissima, usato come fortilizio fino alla seconda guerra mondiale. A Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, possono già prepararsi a festeggiare l’acquisizione della Rocca del 1350, dove nacque Matteo Boiardo e nei cui scantinati fece i suoi primi esperimenti Lazzaro Spallanzani.

Caserme, ospedali militari, come quello di Chieti, ed ex carceri, come quello di Santo Stefano, sull’Isola di Ventotene, o il Minorile di Napoli, il cui Comune potrebbe avere dallo Stato anche l’Hotel de Londres, una costruzione storica affacciata sulla Piazza Municipio, non si sa come finita nel portafoglio del Demanio dello Stato.

Ci sono poi nella lista moltissimi fari, tutti in posizioni splendide e in condizioni pietose: quelli di Ischia, Anacapri, San Vincenzo a Napoli, Capo Peloro a Messina, Capo d’Orlando, Vulcano, Salina, Ustica, Capo Gallo a Palermo, Cala Mosca a Cagliari, o a quello di Capo Spartivento. La via per il restauro dell’Italia è aperta.