Governo approva Def: “assaggio” di Flat Tax ma solo per i ceti medi. Niente aumento Iva

di Lorenzo Briotti
Pubblicato il 10 Aprile 2019 - 00:28 OLTRE 6 MESI FA
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Governo approva il Def. Nella foto Ansa: Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte

ROMA  – Nessuna manovra correttiva, niente nuove tasse, nessun aumento dell’Iva e un “intervento per alleviare il carico dei ceti medi” al posto, almeno per il momento, della tanto discussa Flat Tax. 

Queste le decisioni più importanti del Def, il Documento di programmazione economica finanziaria approvato dal Governo la sera di oggi, martedì 9 aprile.

Nonostante la crescita al lumicino e il debito schizzato almeno di mezzo punto rispetto alle previsioni di appena tre mesi fa, il governo si dice sicuro di rispettare ancora gli impegni presi con Bruxelles e punta tutto su cantieri e riforma del fisco per rianimare il Pil.

Il confronto tra le due anime della maggioranza si concentra sulla Flat Tax e il testo, che entra con l’indicazione di due aliquote al 15 e 20 per cento, esce senza riferimenti numerici ma con la volontà che della riduzione fiscali benefici già con la prossima manovra il ceto medio. Anche perché c’è da sterilizzare l’aumento dell’Iva al 23 per cento. Approvare insieme Flat Tax (o “tassa piatta” all’italiana, come l’ha chiamata Salvini al termine della riunione) e Iva costerebbe troppo: 30/40 miliardi di euro. Su questo Tria tiene il punto per tutta la riunione e Salvini non la prende bene dato che avrebbe voluto ottenere di più.  Di Maio invece dà ragione (solo momentaneamente) a Tria: “Noi dobbiamo pensare al ceto medio, così è roba per ricchi. Non voglio che si aumenti l’Iva per fare una flat tax piatta”. Il leader M5s poi se la prende però con Tria dicendo che questo “non è quello che abbiamo promesso”.

La possibilità che scattino gli aumenti Iva è però il vero incubo dei due leader e quindi alla fine si raggiunge questa mediazione che dovrebbe però scattare subito: già con la prossima legge di Bilancio, dovrebbe esserci infatti un intervento per “alleviare il carico dei ceti medi”. Scompaiono però i riferimenti a un sistema di doppia aliquota. “Vince il buon senso”, commenta alla fine il vice-premier Di Maio.

Resta comunque la necessità, per muovere in questa direzione, di rivedere l’intero meccanismo di detrazioni e deduzioni. Secondo il ministero dell’Economia serve però anche una nuova dose massiccia di tagli alle spese per garantire la riforma del fisco. Anche perché non c’è solo il tema delle tasse da abbassare (la proposta leghista costerebbe tra i 12 e i 14 miliardi), ma anche da quelle che non devono aumentare. Per il prossimo anno, infatti, c’è da fare i conti con ben 23 miliardi di clausole di salvaguardia che, a legislazione vigente, si tradurranno in altrettanti aumenti di Iva.

L’imposta non deve aumentare, assicurano immediatamente dopo la fine della riunione del governo sia Palazzo Chigi sia la Lega. Ma, almeno nel Programma nazionale di riforma, il riferimento è quanto mai blando e ambiguo. Si dice solamente che andranno definite “misure alternative”. Un proposito lontano dagli impegni solenni a disinnescare le clausole assicurati negli ultimi anni da ogni governo, con una promessa in questo caso puntualmente mantenuta. 

Il Def, fa sapere Palazzo Chigi, certifica una crescita per quest’anno di +0,2%, lontanissima dall’1,5% immaginato a settembre e anche dall’1% fissato prima di Natale, e appesa alla spinta flebile (appena uno 0,1%) dei decreti Crescita e Sblocca cantieri. Per vedere il debito scendere sotto il 130% bisognerà attendere il 2022, mentre la disoccupazione è attesa all’11% nel 2019 e all’11,1% l’anno prossimo.

Il Tesoro sottolinea come il quadro tracciato rappresenti un sentiero di crescita e inclusione programmato rispettando i vincoli dell’Ue. Il governo approva in fretta, in una riunione di appena mezz’ora, il Documento di economia e finanza, dopo due ore di pre-vertice tra il premier, Giuseppe Conte, i due vicepremier e il ministro dell’Economia. E alla fine, un inedito, non si presenta nessuno a illustrare il nuovo quadro dei conti. Il documento dovrebbe tracciare le linee programmatiche che i gialloverdi intendono portare avanti a partire dalla prossima manovra. E subito cominciano i problemi.

E’ con questi nodi da sciogliere che Tria ha portato a Palazzo Chigi un documento che se deve fare i conti con le esigenze politiche da una parte, dall’altra si trova di fronte l’impegno, preso con l’Europa, a ridurre il debito pubblico (salito al 132,2% nel 2018 in base ai dati rivisti dal’Istat), e in teoria anche a presentarsi con un deficit strutturale, al netto cioè del ciclo economico e delle una tantum, in calo.

Il debito sale invece quest’anno al 132,6% del Pil. Il deficit sale al 2,4% dal 2% che era stato raggiunto dopo la lunga trattativa con Bruxelles. Quello strutturale, cui la Commissione Ue guarda con maggiore attenzione, peggiora invece a -1,6% nel 2019 (da -1,5% del 2018, dato anche questo rivisto) per poi arrivare a -0,8% nel 2022: tutto ciò congelando i due miliardi di spesa già oggetto della clausola contenuta nella scorsa legge di bilancio. Il ministro Giulia Bongiorno conferma poi il turnover al 100% nella Pubblica amministrazione. 

Def, per la Lega la “Flat  Tax si farà”

La flat tax “si farà”, nonostante i dati che certificano la frenata dell’economia. Ma è chiaro che adesso la realizzazione del programma di governo M5S-Lega richiederà “più tempo”. È questo il ragionamento di fonti leghiste, dopo l’approvazione del Def in Consiglio dei ministri. I dati, si osserva, non sono quelli attesi, anche a causa di una congiuntura mondiale negativa. Ma “l’Iva non aumenterà e la flat tax si farà”, sottolineano dalla Lega.

Queste le parole di Salvini: “Sicuramente c’è una situazione economica internazionale con lo zero davanti e questo non soltanto per l’Italia. E dunque, quello che avremmo voluto fare subito dovremo farlo per gradi. In autunno non ci saranno patrimoniali, manovre correttive non ce ne sono… Ovviamente, l’accelerata che volevamo dare domattina richiederà ancora un po’ di tempo”. Fermo restando che l’obiettivo è che “con le elezioni l’Europa cambi i suoi obiettivi e i suoi modi di procedere: oggi siamo sulla griglia di Bruxelles anche per spostare una seggiola”. 

Def, Salvini discute con Toninelli

Durante la riunione preliminare che anticipa il vertice sul Def, Salvini interviene a brutto muso con il ministro Toninelli che sulle Infrastrutture e sullo Sblocca cantieri “frena tutto quello che può frenare”.

La vicenda la racconta il Corriere della Sera. Il leader leghista è netto: “Sono tutti quanti a chiederci una botta all’edilizia, alle ristrutturazioni… E invece si sente parlare soltanto di vincoli. Ma se c’è la febbre devi dare un antibiotico non una caramella”. Luigi Di Maio non la prende affatto bene, sempre secondo quanto scrive il Corriere. Il leader M5s risponde così a Salvini: “Basta con questa storia, finiamola di puntare il dito contro i singoli”.

Fonte: Ansa, Corriere della Sera