Legge elettorale “è morta”: tabellone, franchi tiratori e voto segreto. Salta l’accordo

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Giugno 2017 - 18:48| Aggiornato il 9 Giugno 2017 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La legge elettorale “è morta”. Lo certifica lo stesso relatore, Emanuele Fiano (Pd), dopo una mattinata convulsa tra emendamenti che di fatto affossano la riforma e franchi tiratori smascherati da un tabellone che doveva essere oscurato e invece ha mostrato per una manciata di secondi le votazioni palesi. Alla fine la legge elettorale torna in Commissione, in seguito alla richiesta in tal senso avanzata dal Pd e approvata dall’Aula. Ma di fatto il patto tra Pd, Forza Italia, M5s e Lega è saltato, dopo le accuse reciproche di tradimento.

Cosa sia successo esattamente lo si evince dalla lettura del resoconto stenografico della seduta, pubblicato sul sito della Camera. Ma anche e soprattutto da quel tabellone che ha mostrato le palline rosse e verdi, come accade per il voto palese, invece di quelle blu che si utilizzano a scrutino segreto. Il pasticciaccio inizia intorno alle 11, quando la presidente della Camera Laura Boldrini, indice la votazione sull’emendamento Biancofiore (Forza Italia), approvato contro il parere della Commissione. L’emendamento riguardava l’applicazione della riforma anche nei collegi elettorali del Trentino Alto Adige. I relatori avevano dato parere contrario e dunque, dalla coalizione ci si aspettava un no compatto. Ma a sorpresa i favorevoli sono stati 270, contrari 256, 1 astenuto.

Come se non bastasse un “disguido tecnico” fa salire la tensione alle stelle. Poco prima di indire la votazione infatti la presidente Boldrini informa i deputati che c’è il voto segreto: “Avverto che, ai sensi dell’articolo 51, comma 2, del Regolamento, è stata avanzata dai presidenti dei gruppi Alternativa Popolare, Civici e Innovatori richiesta di scrutinio segreto sugli identici emendamenti Fraccaro 1.512 e Biancofiore 1.535. La richiesta può essere accolta”, si legge sul resoconto.

Segue un breve intervento di Adriano Zaccagnini. Dopodiché, per distrazione o forse banale imprecisione, la Boldrini dichiara aperta la votazione. Ma non specifica, o meglio non ripete, che sarà a scrutinio segreto. A quel punto, sul tabellone appaiono le lucine verdi e rosse, che smascherano i traditori dell’alleanza. La “fisionomia”, come viene gergalmente denominato il resoconto, recita: “Segue la votazione – Commenti – Sul tabellone di voto la votazione non risulta a scrutinio segreto”. Interviene Boldrini: “No, è a voto segreto! È a voto segreto! È a voto segreto”. La fisionomia specifica quindi: “Sul tabellone di voto la votazione risulta a scrutinio segreto”. Significa che dopo pochi istanti i pallini sono diventati tutti azzurri. Ma il tabellone così come immortalato dallo stesso Fiano e postato su Fb, ha fotografato la mappa dei malpancisti: si vedono praterie di voti verdi nei banchi grillini, all’opposto dei voti rossi del Pd. Ma mancano anche 59 voti da Pd, Fi, Lega e Svp.

Boldrini riprende: “C’è stato un problema tecnico, avevo già detto che era a voto segreto… allora, va bene, allora colleghi, c’è stato un disguido, il voto è segreto”. Quindi la votazione viene chiusa e la presidente ne dichiara il risultato. Seguono imbarazzi, scuse, proteste. Alla fine, in tutta la mattinata sono stati votati solo due emendamenti, a fronte dei circa duecento che dovevano essere esaminati.

“Oggi il M5S ha dimostrato che la sua parola non vale nulla”, ammonisce nell’Aula della Camera il presidente dei deputati Pd Ettore Rosato. “M5s ha votato compatto”, dice Roberto Fico, arrampicandosi sugli specchi. Salvo poi lasciare la porta aperta e scaricare la colpa sul Pd: “Da irresponsabili far cadere la legge elettorale per colpa del Trentino”. Mentre la Lega Nord ha già gettato la spugna: “Non esiste più una maggioranza in grado di approvare una legge elettorale”, afferma Giancarlo Giorgetti.