Mancino: “Sì all’immunità parlamentare ma solo con larga maggioranza”

Pubblicato il 8 Febbraio 2010 - 08:33 OLTRE 6 MESI FA

Nicola Mancino apre alla possibilità di modificare l’immunità per i parlamentari, ma solo se «la proposta viene dal Parlamento e non dal governo», per non “irrigidire il confronto” e se si prevede «una maggioranza qualificata, oscillante tra il 60 e il 65 per cento, per respingere le richieste di autorizzazione dei magistrati», che vanno messi in condizione comunque di “portare avanti le indagini”. Il vicepresidente del Csm lo dice in un’intervista a Repubblica,  dichiarandosi favorevole a un “ritocco dell’articolo 68” sull’immunità parlamentare solo se «non torniamo all’impunità acritica».

Per Mancino, che nel ’93 firmò la proposta di abolire l’autorizzazione a procedere, allora «la modifica era diventata inevitabile sotto l’incalzare di Tangentopoli» anche perché «ormai era costante una sorta di impunità» visto che «la prassi parlamentare, negando senza fare differenze le autorizzazioni bloccava di fatto le attività dei magistrati che non potevano indagare sull’eletto».

Ma la “voglia di immunità”, aggiunge Mancino, «è rimasta e non è certo una questione che cade improvvisamente sul tavolo». In ogni caso «norme a tutela della funzione politica – spiega – dovrebbero essere condivise dall’opposizione». Quanto all’ipotesi del ministro della Giustizia Angelino Alfano di portare avanti immunità e lodo, per Mancino, una volta approvato il legittimo impedimento, basterebbe solo «il lodo coperto costituzionalmente».

Prove di dialogo, intanto, alla Camera. Luciano Violante, responsabile per le riforme dello Stato del Partito democratico, definisce “una proposta accettabile”, in un’intervista al Corriere della Sera, il percorso proposto dalla presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, con «l’immunità parlamentare che presuppone una nuova legge elettorale e una cornice di riforme irrinunciabili» come «la riduzione del numero dei parlamentari e il Senato federale». Il Pd, insomma, apprezza i paletti posti dalla Bongiorno di una immunità che «deve valere per un solo mandato, non può coprire i reati commessi prima dell’incarico e può essere concessa solo a maggioranza qualificata». Così «ridotta – aggiunge Violante – si potrebbe applicare anche a premier e ministri». Resta secco invece il no al cosiddetto Lodo Alfano, «inutile e dannoso». Se la maggioranza «insiste – conclude Violante – si andrà al referendum».