Nucleare: prima no, poi sì, poi forse. Ecco le tappe degli annunci in sei anni

Pubblicato il 26 Aprile 2011 - 19:44 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Era il 26 maggio del 2005, quando all’assemblea di Confindustria l’ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, annunciò la necessità, per contenere il costo dell’energia in Italia, di un ripensamento sul nucleare. Da allora, con la parentesi del governo Prodi, Scajola ha tenuto la barra dritta sull’obiettivo del ritorno dell’atomo e, dopo di lui, l’attuale ministro Paolo Romani ha fatto lo stesso.

Il disastro giapponese ha però fatto tirare il freno e indotto l’esecutivo prima ad annunciare una ”pausa di riflessione”, poi a optare per la moratoria di un anno, quindi a decidere lo stop attraverso un emendamento per annunciare, oggi, la convinzione che l’energia nucleare sia il futuro. Ecco, in sintesi, le principali tappe di questo percorso.

26 MAGGIO 2005 – ”Si e’ fatto tempo di riparlare della questione dell’energia nucleare: occorre che in questo Paese si riapra una discussione su questo punto”, dice Scajola davanti alla platea degli industriali e subito scatta il dibattito tra favorevoli e contrari.

25 NOVEMBRE 2005 – Dalle parole, Scajola passa immediatamente ai fatti e, intervenendo in un luogo simbolo come il centro ricerche dell’Enea a Frascati, l’allora ministro annuncia che il nucleare ”e’ gia’ nel programma di governo del centrodestra”. Ma con la vittoria del centrosinistra e il governo Prodi tutto si ferma.

22 MAGGIO 2008 – A via Veneto torna Scajola e l’atomo riparte ancora una volta dall’assemblea di Confindustria: ”Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro Paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione”, dice Scajola.

4 NOVEMBRE 2008 – Il ddl sviluppo affida al governo il compito di predisporre la normativa e istituisce l’Agenzia per la sicurezza.

24 FEBBRAIO 2009 – Italia e Francia firmano l’accordo per il ritorno del nucleare, accompagnato da due ”memorandum of understanding” tra Enel ed Edf, che prevedono la costruzione di almeno quattro reattori entro il 2020.

10 FEBBRAIO 2010 – Il Consiglio dei ministri vara il decreto legislativo sui criteri per la localizzazione dei siti.

5 MAGGIO 2010 – Con le dimissioni di Scajola, il processo per il ritorno del nucleare subisce un forte rallentamento.

6 OTTOBRE 2010 – Il nuovo ministro e’ Paolo Romani e l’iter per le centrali riparte. Romani si dice ”convinto assertore” del nucleare.

5 NOVEMBRE 2010 – L’oncologo Umberto Veronesi e’ nominato presidente dell’Agenzia per la sicurezza.

12 GENNAIO 2011 – La Corte Costituzionale dichiara ammissibile il referendum sul nucleare.

17 MARZO 2011 – A pochi giorni dal disastro giapponese, Romani annuncia una ”pausa di riflessione” cui seguira’ la dichiarazione del Consiglio dei ministri per la moratoria di un anno.

20 APRILE 2011 – L’Aula del Senato approva, in prima lettura, con il si’ della maggioranza e il no di Pd e Idv, l’emendamento del governo al decreto omnibus che abroga le norme necessarie per la realizzazione di centrali nucleari in Italia. L’ emendamento sostituisce la richiesta di moratoria di un anno, sancisce l’abbandono del piano energetico nucleare definito nella legge del 2009 e, sottolinea il governo, abroga le norme oggetto del referendum di giugno. Il provvedimento deve passare al vaglio della Camera.

26 APRILE 2011 – Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, alla conferenza stampa al termine del vertice italo-francese a Roma, spiega che la decisione di una moratoria sul nucleare e’ stata presa anche per permettere all’opinione pubblica di ‘tranquillizzarsi’. Dopo la vicenda del Giappone, gli italiani si sono spaventati e, dice Berlusconi, ”abbiamo deciso” di aspettare ”uno o due anni perche’ si tranquillizzino”, attendendo cosi’ ”che ci sia un’opinione pubblica piu’ consapevole della necessità di tornare al nucleare” ritenuto dal premier l’energia piu’ sicura e del futuro.