Ruby e i festini ad Arcore, forzati gli armadi del gip a Milano con le rivelazioni su “due ministre, una conduttrice e Noemi”

Pubblicato il 4 Novembre 2010 - 21:02 OLTRE 6 MESI FA

Ruby

Porte e armadi sarebbero stati forzati nell’ufficio del giudice per le indagini preliminari di Milano: è questa l’ultima notizia, riportata dall’Agi, sul caso Ruby e i festini ad Arcore da Berlusconi. Ad agosto, ignoti avrebbero tentato di entrare nelle stanze di due giudici che si occupano della vicenda scaturita dalle rivelazioni della giovane marocchina che proprio nelle carte rubate avrebbe raccontato di feste a casa del premier a cui avrebbero partecipato due ministre, una conduttrice televisiva e Noemi.

Già a luglio, precisamente il 20 di quel mese, la Procura aveva inviato ai giudici le richieste di intercettazione delle utenze telefoniche di Ruby, di sua madre e di Lele Mora, ed era già stato aperto un fascicolo per favoreggiamento della prostituzione a carico dello stesso Mora, di Emilio Fede e di Nicole Minetti.

Alla fine di agosto, il primo episodio, ricostruisce l’Agi: sconosciuti forzano la porta del capo dei Gip, Laura Manfrin e cercano di aprire l’armadio dove sono custodite alcune carte dell’inchiesta. Due giorni dopo, nel mirino, finiscono porta e armadi dell’ufficio del gip, Cristina Di Censo, titolare dell’indagine. A questo punto, la Procura avvia un’inchiesta a carico di ignoti, ritenendo che ci sia una connessione tra questi due episodi e l’indagine su Mora, Fede e Minetti. Gli accertamenti pero’ non portano a nulla e non vengono identificati gli autori delle effrazioni e la Procura archivia il caso.

Tuttavia vengono prese precauzioni eccezionali per evitare che il fascicolo che contiene scottanti rivelazioni sulle feste nella residenza di Silvio Berlusconi finisca nelle mani di sconosciuti e le carte dell’inchiesta sono affidate a un uomo della Polizia giudiziaria che ha il compito di trasportarle dal quarto piano (sede della Procura) al settimo piano (dove ci sono i gip) del Tribunale.