
Demonizzare Meloni: come il “campo largo” supplisce alla mancanza di temi (foto Ansa) - Blitz Quotidiano.it
Demonizzare Meloni: come il “campo largo” supplisce alla mancanza di temi.
Il “campo largo” non rappresenta una entità politica omogenea, perché ogni “leader” si propone come ago della bilancia per ottenere vantaggi superiori al suo peso effettivo.
È accaduto spesso che nelle elezioni amministrative il candidato proposto dal gruppo maggiore sia stato “bruciato” dalla formazione più insignificante che ritira l’appoggio elettorale.
È nata così la figura del “tecnico”, il quale dichiara di non avere mai messo piede in una “sezione” e manifesta uno schifo naturale per i professionisti della politica. In questo modo, non solo il “campo largo” si ricompatta ma recupera una parte degli elettori d’area che avevano disertato le urne.
L’esperimento ha avuto successo a Genova, dove è stata eletta la giovane Silvia Salis che ricopre il ruolo di vicepresidente del CONI, la quale può dichiarare a testa alta di essere stata selezionata in ambienti sportivi e di non essere contaminata dalla “lebbra” che ammorba i partiti.
In questo modo, il trionfo elettorale della Salis diventa una sconfitta dei professionisti della politica, come il deputato ed ex ministro spezzino Andrea Orlando, uscito perdente alle recenti Regionali per la divisione del “campo largo”.
Campo largo a Genova dopo il flop della destra

I partiti potranno continuare a dividersi gli assessorati secondo le vecchie pratiche, mentre si dovrà verificare nel concreto se una persona priva di esperienza possa esercitare il potere di “coordinamento” senza accettare compromessi di tipo condizionante-ricattatorio.
Del resto, anche la politica del “fare” avviata dal centro destra di Toti e Bucci, mirata a sostituire i “politici” con i “manager”, è ormai al tramonto: molti genovesi sono felici di essersene liberati. Gli imprenditori prestati alla politica, a Genova hanno dimostrato tutti i propri limiti, perché la maggior parte di essi non ha saputo portare alcun valore aggiunto nel dibattito politico.
La formula del sindaco “fuori dai partiti”, non può essere applicata in sede nazionale. Ve lo figurate un Renzi che accetta di candidare a capo del governo l’erede del grillismo Giuseppe Conte? La Schlein deve studiare ancora molto per diventare statista e nessuno di questi personaggi accetterebbe di proporre una figura esterna.
Il centro-destra costituisce invece un gruppo omogeneo, che seleziona le persone destinate alla governance all’interno dei partiti, che accetta la regola della maggioranza e che ha dimostrato, fino ad oggi, di saper contenere il protagonismo divisivo di personaggi come Salvini.
In questo stato di cose ed in mancanza di una struttura “unificante”, la sinistra può solo adottare la tecnica della “delegittimazione”, cercando un “linguaggio” elementare e ripetitivo, alla portata cioè dei più modesti “divulgatori” e dei più banali “twittatori”.
Ai tempi del fascismo, ogni frequentatore di osteria si esaltava scagliandosi contro i “plutocrati”. Ai nostri giorni, la “plutocrate” da additare all’odio collettivo è diventata la Meloni.
Le origini fasciste
La prima e ormai spuntata lancia perforante è quella delle origini fasciste del partito.
Bisogna ricordare che una norma transitoria della nostra costituzione consente ai “capi responsabili del partito fascista”, di candidarsi alle elezioni politiche a partire dal gennaio 1953. La norma era da correlarsi all’amnistia decisa da Togliatti, con la quale venivano cancellate le pene per numerose atrocità. Ad esempio, lo stupro di gruppo ai danni di donne partigiane o fasciste, era ritenuto dalla magistratura una “semplice offesa al pudore e all’onore” e quindi amnistiato. Insomma, se Mussolini fosse sopravvissuto, avrebbe potuto candidarsi alle elezioni politiche.
Molti intellettuali, dirigenti statali, artisti del vecchio corso, per far perdere ogni traccia del loro passato, pensarono di riciclarsi nel partito comunista italiano, diventato un grande contenitore di ex fascisti. Ciò è avvenuto nonostante che il PCI continuasse arestare fedele alle democrazie popolari dell’Urss per ben 37 anni.
Per dare un senso a quella norma transitoria, si doveva definire che cosa ci fosse sotto il nome “fascista” indicando i caratteri che un partito deve avere per essere considerato “democratico” e si doveva stabilire quale fosse l’organo apposito per controllare la giusta repressione di questi caratteri.
Come avevano fatto i tedeschi con l’art. 18 della Legge fondamentale della Repubblica Federale di Germania del 1949.
Questo doveva essere il modo di scrivere una Costituzione, se si volevano raggiungere risultati concreti e questo spiega perché tutti i ricorsi contro il MSI per la “riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista” erano stati respinti. Lo Statuto di Fratelli d’Italia si basa su principi liberali e democratici, identici a quelli del PD.
Tuttavia, qualora si applicassero oggi questi principi, si dovrebbe considerare fascista gran parte dello stesso mondo occidentale. Starebbero per diventare fascisti popoli come la Germania, la Finlandia e la Polonia che si riarmano alla grande: proprio questoafferma Putin che sta insediando in Libia rampe di missili puntati sull’Europa.
L’esistenza di un campo largo all’italiana che priva il paese di un’opposizione efficace e democratica, dimostra l’esigenza di migliorare il funzionamento della legge elettorale e di tornare a una tecnica più semplice, più conforme alla ricerca di un governo stabile. Il significato politico del parlamentarismo moderno si definisce con una sola formula: la maggioranza deve avere il suo esecutivo, il suo Gabinetto.
Si manifesta così il fenomeno del primato politico dell’esecutivo nel regime parlamentare. La proposta in tal senso della Meloni è considerata di stampo fascista.
L’esame-finestra della Meloni è costante e fastidioso: si pronunci sugli eccidi di Gaza, condanni Israele senza se e senza ma. Se il governo italiano denuncia Benjamin Netanyahu, non lo fa mai con la doverosa schiettezza politica. Quando gli ebrei sono ammazzati nel mondo, se “lo dovevano aspettare” come risposta ai fatti palestinesi.
Se qualcuno osa affermare che anche Hamas ha qualcosa di illiberale, è certamente un fascista e se non partecipa alle parate con le bandiere dei terroristi, non può esseredemocratico.
Non bastano le parole, ci vuole qualcosa di più, bisogna interrompere le forniture di armi a Israele. Il fatto che le nostre forniture siano il tre per cento di quelle francesi, tedesche e americane, tuttora in atto, non conta.
In tutta questa storia, l’unica conclusione certa è che persino un paese democratico come Israele, può scatenare l’Apocalisse.
La sinistra condanna la riforma Nordio che avrebbe l’obiettivo di mettere la Magistratura sotto il controllo governativo come ai tempi di Mussolini.
A questo riguardo suggerisco al governo Meloni di trasferire il potere politico all’Associazione Magistrati, che dovrebbe designare direttamente il ministro della Giustizia. Tuttavia ad una condizione: qualora, nei prossini due o tre anni, le sentenze continueranno ad arrivare nei tempi attuali, le condanne saranno riformate in appello con la frequenza di oggi, gli arresti prima del processo saranno ancora la prassi, le prescrizioni frequenti, allora la Magistratura dovrà essere messa sotto il controllo del governo, essendo dimostrato che il fallimento della Giustizia dipende solo dall’inefficienza dei giudici. Comunque la si pensi, è un fatto che la “certezza” del diritto non abita più in Italia.
L’unica rivoluzione fascista italiana “seria” è stata quella di Mani pulite, che ha creato le premesse dell’attuale potere di questo “Corpo separato” e ha decretato la fine dei partiti tradizionali.
L’Aula della Camera ha approvato con 163 voti favorevoli e 91 contrari il Dl recante misure urgenti sull’ordine pubblico, la tutela del personale in servizio, delle vittime dell’usura e sull’ordinamento penitenziario. Perché il campo largo si è dissociato, si è trattato forse di una norma “fascista”; se di questo si tratta perché non lo spiega in modo comprensibile alle periferie del nostro paese invece di opporsi facendo accrescere il consenso della Meloni?
Il fascismo aveva creato le Partecipazioni statali e i governi di centro-sinistra le avevano poste in liquidazione a partire dal 1992. Ora l’Europa ha capito di dover proteggere le sue imprese se vuole mantenere l’occupazione.
L’idea del progresso “continuo” e inarrestabile in termini di PIL annuo, imposto per remunerare senza sosta il capitale, si sta rilevando una sciagura per l’umanità. La forza politica che volesse uscire da questa logica, dovrebbe essere considerata illiberale?
La sinistra italiana si è adeguata alle direttive europee, al punto che non si può distinguere un Gentiloni da un Tajani, un Minniti da Letta o da Salvini. La frase più raccapricciante sulla discriminazione sociale si deve al democratico Clinton che aveva tagliato il salario per i poveri in zone del paese dove, su dieci abitanti, nove muoiono di fame e uno di indigestione. Proprio Clinton affermava che in tal modo “i poveri possono comprendere come sia più conveniente lavorare anziché restare oziosi a spese dello Stato”. Ve l’immaginate lo scalpore popolare se una frase del genere l’avesse pronunciata la Meloni?
Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto sui reati contro gli animali. L’ho trovato troppo blando e inviterei il parlamento ad introdurre la pena di 1400 sferzate per “avere percosso una cagna gravida”, secondo la legislazione dell’antica Persia.
La Meloni ha dichiarato che avrebbe accettato di inviare truppe in Ucraina sotto la bandiera dell’Onu. L’entourage di Trump si è lamentato perché l’Onu sarebbe ormai nelle mani dei paesi emergenti.
Il rispetto dei diritti umani è condizione essenziale della pace e la violazione sistematica di essi da parte di un governo costituisce una minaccia di guerra e dovrebbe quindi essere repressa da un organismo sovranazionale.
La debolezza dell’ONU deriva piuttosto dal diritto di veto imposto dalle nazioni uscite vincenti dalla seconda guerra. Che due potenze “regionali”, come la Francia e l’Inghilterra abbiano tuttora il diritto di veto, appare quanto meno anacronistico. Il “veto” distrugge il sistema di diritto internazionale e crea le premesse della terza guerra mondiale.
La Meloni ha dato quindi una prova di democrazia molto più seria rispetto a quella dei “volenterosi”.
Tutto ciò dimostra che non esiste più destra e sinistra; il problema dei nostri tempi non è di imporre un sistema democratico rispetto alle dittature, ma di far convivere i due sistemi.
Negli ultimi tempi si è diffusa la tendenza al disprezzo ed all’indifferenza verso ogni forma di politica generale. Si tratta di una posizione insostenibile, perché nessuno può giudicare realmente i vantaggi di una politica se prima non ha stabilito i propri fini ed obbiettivi.
Anche per alcuni importanti economisti, i problemi che il mondo deve affrontare vanno risolti su basi provvisorie e la questione delle conseguenze a lunga scadenza è di solito trascurata.
Il risultato più evidente di questo decadimento si è avuto con la vittoria “democratica” di Trump, che ha trasformato la Casa Bianca in una “merchant bank”.