La Russia non cede su territori e Nato e dice no alla tregua di Natale: "Puntiamo alla pace". Poi smentisce Trump: "Nessuna telefonata con Putin" (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
A che punto sono le trattative per arrivare alla fine della guerra tra la Russia e l’Ucraina? I nodi principali da sciogliere restano le concessioni territoriali da fare alla Russia e i rapporti tra Kiev e la Nato. Il viceministro degli Esteri russo Sergej Ryabkov in un’intervista a Abc News ha fatto sapere che Mosca non accetterà militari dell’Alleanza su suolo ucraino anche se fossero parte di una garanzia di sicurezza o come membri della Coalizione dei Volenterosi. Queste le sue parole: “Non sottoscriveremo, accetteremo o saremo nemmeno soddisfatti di alcuna presenza di truppe Nato sul territorio ucraino”. Ryabkov ha poi ribadito che la Russia non ha intenzione di fare concessioni su Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e Crimea: “Non possiamo assolutamente scendere a compromessi su di esse”. In ogni caso, il viceministro ha mostrato ottimismo affermando che le parti sono “sul punto” di raggiungere una soluzione diplomatica.

Nessuna tregua di Natale
Che la Russia stia puntando ad una soluzione diplomatica lo ha detto anche il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Per questa ragione, Mosca avrebbe respinto le richieste di una tregua natalizia in Ucraina: “Vogliamo la pace, non vogliamo una tregua per concedere una pausa all’Ucraina per prepararsi a continuare la guerra. Ora la questione è se stiamo per raggiungere, come dice il presidente Trump, un accordo o no”, ha aggiunto Peskov. Ma se gli ucraini, anziché a un’intesa di pace, puntano a “decisioni momentanee e non praticabili, allora difficilmente siamo pronti a partecipare a questo”, ha concluso il portavoce di Vladimir Putin, citato dall’agenzia Interfax.
L’Ucraina non riconoscerà il Donbass come territorio russo
Uno dei nodi più spinosi resta quello dei territori occupati dai russi. Mosca pretende che restino a lei, Kiev non vuole rinunciarvi. Zelensky, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine del vertice di Berlino, ha spiegato che “l’Ucraina non riconoscerà il Donbass come territorio russo, né de jure né de facto”. Il presidente ucraino ha aggiunto: “Non vogliamo rinunciare al nostro Donbass. Gli americani vogliono trovare un compromesso e offrono una zona economica libera, che non significa sotto la guida della Federazione Russa. Nonostante tutto, discuteremo la questione territoriale. È una delle questioni chiave su cui non abbiamo ancora raggiunto un consenso”.
La telefonata tra Trump e Putin smentita
Che ci sia una seria trattativa in corso è ormai un dato di fatto. C’è però anche un piccolo “giallo” legato ad una presunta telefonata tra Trump e Putin smentita alla Tass dal portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov : “Non c’è stata alcuna telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin dopo quella, resa nota, del 16 ottobre scorso”. Ieri sera Trump aveva detto di avere parlato di recente con il capo del Cremlino.
L’Ungheria frena sull’ingresso dell’Ucraina nella Ue
Se l’ingresso di Kiev nella Nato è pressoché impossibile, più realistico sarebbe il suo ingresso nell’Unione Europea. C’è però l’Ungheria a bloccare questo processo. Il Paese guidato da Orban ha infatti fatto sapere di non voler sostenere le conclusioni sull’allargamento adottate a Bruxelles dei ministri degli Affari europei: “Abbiamo sul tavolo una bozza di conclusioni del Consiglio che al momento è sostenuta solo da 26. È l’Ungheria al momento a non sostenere” il documento, ha dichiarato a nome della presidenza di turno del Consiglio Ue Marie Bjerre, ministra danese degli Affari europei.
Oltre ad essere contraria all’entrata dell’Ucraina nella Ue, Budapest non vuole immobilizzare gli asset russi con lo scopo di usarli eventualmente come base per il prestito di riparazione all’Ucraina: “Esistono numerosi ostacoli politici, giuridici e finanziari che ritengo non siano stati finora eliminati. L’Ungheria non sostiene questa soluzione” ha dichiarato il ministro ungherese per gli Affari europei Janos Boka a margine del Consiglio affari generali. “È molto importante – ha aggiunto – che le decisioni che prendiamo rafforzino il processo di pace, non lo ostacolino. È anche importante che l’Ungheria non si assuma obblighi finanziari o responsabilità legali che graverebbero sul popolo ungherese e sul bilancio ungherese”.
