Berlusconi, Repubblica, Ezio Mauro, le tasse e il sesso

Pubblicato il 2 Settembre 2009 - 13:36| Aggiornato il 5 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

Mentre una parte d’Italia si arrovella su usi e abusi sessuali del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e di uno dei suoi critici (il direttore del quotidiano cattolico Avvenire Dino Boffo), la guerra scatenata a 360 gradi contro tutti quelli che hanno attraversato la strada del premier continua su più fronti.

L’effetto non è dei migliori, anche se indubbiamente può diminuire il bruciore di qualcuna delle tante ferite che hanno martirizzato la pelle dell’io di Berlusconi da maggio in qua. Come effetto collaterale non voluto e negativo ci può essere un mutamento di umore di una parte moderata degli elettori che vedevano con simpatia Berlusconi  vittima, ma per la stessa moderazione non Apprezzano Berlusconi aggressore. I cittadini, in qualsiasi paese, vogliono stabilità, invocano cambiamenti ma per gli altri, non vogliono esagitati attorno, da nessuna parte. Come cittadini, abbiamo la stessa reazione dei bambini quando i genitori litigano.

Un altro effetto collaterale, pessimo per l’Italia, magari non tanto pessimo proprio per Berlusconi, è anche che nessuno sembra più occuparsi del fatto che siamo ancora in piena crisi economica, che ci sono previsioni foschissime per l’autunno, che nessuno sembra preoccuparsi di come uscirne: nessuno ti chiede più come e quando finirà la crisi, ma se Noemi è davvero la figlia di Berlusconi e se Boffo è davvero omosessuale e quanto ancora durerà al suo posto.

Nel mirino della presente campagna di fine estate scatenata da Berlusconi ci sono non solo i critici diretti, ma anche chi ha dato o può dargli fastidio per confronto: Moratti che guida l’Inter con maggiore soddisfazione dei suoi tifosi rispetto a quelli del Milan; Gianni Agnelli, paradigma di classe e stile per gli aspiranti leader del mondo imprenditoriale italiano.

Ovviamente Berlusconi ha sempre patito Agnelli, che lo ammirava sinceramente per la sua capacità di “homo novus”, ma lo considerava sempre e comunque un “homo novus”. Metteteci la statura, l’eleganza, il carisma: la sindrome di Torino ne ha colpiti e ne colpisce tanti e Berlusconi non né è immune. Poter dire o fare dire: da che pulpito viene la predica, a proposito ad esempio di evasione fiscale (caso  Mills e dintorni), può dare anche qualche soddisfazione a uno esasperato come sembra sia Berlusconi in questo momento.

Dove Berlusconi ha sbagliato è stato quando se l’è presa con il direttore di Repubblica, Ezio Mauro. Non solo perché un vero leader non se la prende pubblicamente con i giornali, sono errori che restano nella storia; fu un errore che fece anche Agnelli: con una differenza di stile, appunto, rispetto a Berlusconi  perché non fu aggressivo, ma giocò con una battuta di spirito delle sue. Lo scherzo comunque gli costò un’andata a Canossa, che fu per l’Avvocato una umiliazione sgradevole.

Berlusconi ha sbagliato con Mauro perché Mauro è una persona perbene. Non ha bisogno di difensori d’ufficio, e infatti ha saputo replicare benissimo alle accuse di evasione fiscale che incautamente Berlusconi gli ha mosso pubblicamente e dall’estero (nel mio piccolo cervello, coinvolgere gli stranieri nelle vicende italiane è poco dignitoso e molto provinciale. Persino la Repubblica di Andora è più orgogliosa degli italiani, che infatti nei secoli hanno pagato caro questo loro vizietto).

Credo però di conoscere Mauro piuttosto bene. Lo conosco dal 1976, credo di essergli amico, su molte cose non siamo stati d’accordo e su alcune non lo sono ancora, alcune volte abbiamo litigato, il tutto su base rigorosamente reciproca e con altrettanto rigoroso rispetto reciproco. Ma su un punto ho avuto sempre una rocciosa certezza. Il suo essere profondamente, intrinsecamente, strutturalmente per bene. Mauro dice che la sua famiglia discende da un gruppo di catari rifugiatisi nelle valli del Cuneese per sfuggire alle persecuzioni dei preti nel Sud della Francia. I catari erano ultrà religiosi del Medioevo, che invocavano una maggiore purezza di usi e costumi nella chiesa del tempo e per questo non piacevano all’establishment religioso che li sterminarono. In questa origine va forse cercato il rigore di Mauro sui temi etici. E in questi lui ritiene rientri pagare, lo considera un dovere ineludibile e così ha fatto quando comprò casa. Ricordo bene la vicenda.

Questo delle tasse è un punto in cui non sono d’accordo con Mauro. Purtroppo, avendo avuto tutta la vita stipendi da dipendente, il mio dissenso è puramente teorico. Ma credo che uno degli errori della sinistra italiana sia pensarla come quel ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, che arrivò a sostenere che pagare le tasse è bello. Le tasse sono uno degli assi portanti del rapporto tra il cittadino e chi lo governa, è l’architrave del patto democratico. La Magna Charta, considerata la pietra fondamentale della democrazia moderna, regola essenzialmente il rapporto tra i cittadini e il sovrano in materia fiscale.

Purtroppo in Italia non abbiamo la Magna Charta come documento fondante, ma la tradizione sabaudo – borbonica, filtrata dalle regole della Chiesa che vuole le sia dato il suo giusto, come a Cesare, attraverso le decime che ancora ai miei tempi si studiavano al catechismo, filtrata dall’autoritarismo sovietico che ha fatto da modello a quasi un terzo degli elettori per qualche decennio.

I cittadini però ragionano in Italia come nel resto del mondo, detestano pagare le tasse anche quando nemmeno le pagano perché gliele portano via dalla busta paga anche se non sono d’accordo. A conferma di questo, di tutti i temi scelti da Berlusconi contro i suoi avversari, quello che Mauro non avrebbe pagato tutte le imposte dovuto sull’acquisto di una casa, ha fatto perdere un po’ di punti di simpatia a Berlusconi, perché lo ha avvicinato un po’ troppo a uno dei ministri più detestati del dopoguerra, Vincenzo Visco, il ministro dell’odio fiscale. Berlusconi, trasformandosi in delatore, ha fatto tremare quelle migliaia e migliaia di italiani che, loro sì davvero, denunciano molto meno sul prezzo delle case, e c’è da scommettere che almeno la metà di loro vota per Lui.

Intanto, mentre l’Italia che ruota intorno al mondo della politica è totalmente assorbita nel grande dibattito su escort e omosessuali, il mondo va avanti, i problemi si gonfiano, e Berlusconi, approfittando di una opposizione estenuata dal caldo e dal sesso (altrui) e distratta, va avanti per la sua strada, totalmente privo di controllo sui temi che contano davvero.

Occupa militarmente la Rai, va a imbucarsi a Istambul appena viene a sapere che il collega e sodale russo Vladimir Putin si incontra con il premer turco Erdogan per parlare di petrolio, poi corre a Tripoli da Gheddafi, e anche lì si parla di petrolio. C’è da augurarsi che ne venga un più sicuro approvvigionamento energetico per l’Italia, anche se non sembra che Berlusconi dedichi lo stesso impegno al controllo delle scorte, alla ricerca di nuove fonti e nemmeno che faccia tesoro dell’eleganza con cui gli Inglesi hanno fatto di peggio con Gheddafi, liberando un assassino per compiacerlo, facendosi coprire di improperi in tutto il mondo ma non di ridicolo.

Di finanziaria non si parla, la forza dominante è l’inerzia. Di come sarà l’economia nessuno sembra preoccuparsi, perché ormai anche le previsioni sono entrate nello scontro politico: la stessa notizia può essere presentata come segno di allarme o di ripresa, indifferentemente.