Donne d’impresa, Ilaria Tosti, la sfida di rappresentare la classe dirigente, fra immigrazione e innovazione

Donne d'impresa, Ilaria Tosti, la sfida di rappresentare la classe dirigente, fra immigrazione e innovazione tecnologica, i vecchi parametri non ci sono più

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 11 Dicembre 2022 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA
Donne d'impres, Ilaria Tosti, la sfida di rappresentare la classe dirigente, fra immigrazione e innovazione

Donne d’impres, Ilaria Tosti, la sfida di rappresentare la classe dirigente, fra immigrazione e innovazione

Donne d’Impresa: Ilaria Tosti, direttore generale del Gruppo Tosti, una donna che rappresenta degnamente la nuova classe dirigente.

Laureata in Giurisprudenza con specializzazione in Diritto Tributario e un Executive Master in Business Administration presso la Luiss di Roma, Ilaria Tosti, classe 1978, è madre di una figlia di 10 anni, Clelia. Con lei si concede le vacanze estive, magari viaggiando in macchina insieme per 5000 km, come è successo l’estate scorsa.

Per il resto del tempo è una stakanovista del lavoro e dalla storica sede del Gruppo Tosti è lei a guidare l’impresa di famiglia oggi con 4 stabilimenti. Nel cuore del Monte Amiata, a Castel del Piano ma anche a Signa e Modena, l’azienda è lanciatissima grazie all’impegno di Ilaria che come linea guida punta sulla centralità delle persone. E su una grande e assoluta innovazione e professionalità per essere competitivi.

Al passo con i tempi ottimizza l’organizzazione per processi KPI e dà particolare attenzione alla digitalizzazione. Nel corso della sua vita lavorativa ha acquisito capacità e competenze personali non necessariamente riconosciute da certificati e diplomi ufficiali ma che garantiscono il successo del suo Gruppo con l risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Pane e azienda, quindi, per Ilaria, con il Gruppo Tosti specializzato in realizzazione di componenti meccanici che si avvale di servizi altamente professionali per affiancare il cliente con l’obiettivo di ridurre i costi di produzione già nella fase di progettazione del prodotto finito.

Co-progettazione e co-industrializzazione sono servizi ad hoc che hanno reso Tosti un’eccellenza anche grazie al rapporto di fiducia e collaborazione con i suoi collaboratori e clienti in un’azienda dove lavorano più di 130 persone specializzate nella realizzazione di componenti meccanici.

Con una spiccata dedizione per l’innovazione e la digitalizzazione dei processi, Ilaria è anche promotrice dell’implementazione di tecniche Lean nei vari reparti aziendali. Fatturato in crescita per un’azienda metalmeccanica a conduzione femminile che è un modello vincente in un’Italia dilaniata da crisi e avverse politiche economiche e sociali. 

Per Confindustria Toscana Sud Ilaria Tosti rappresenta una freccia verso il futuro dell’impresa al femminile e non a caso è stata nominata Delegata Provinciale per AIDDA Toscana oltre che insignita del Premio Maremmani 2021 come personaggio dell’anno premiatissima dalle Autorità Locali. 

Cambiano i governi.  Secondo lei quanto incide la politica sulle piccole e medie imprese italiane? 

Questa domanda impone, a mio avviso, una riflessione sul ruolo dei capi di gabinetto. Il “Capo di Gabinetto” è, fondamentale affinché l’indirizzo politico stabilito dal Ministro possa essere trasmesso all’apparato burocratico-amministrativo. Qualora tale apparato non rispondesse ai decisori politici ma a gruppi di pressione esterni, l’attività politica di un Governo, risulterebbe compromessa e meno incisiva. 

Esempio emblematico di ciò – secondo me – è rappresentato dalla legge sugli extraprofitti. La necessità di tassarli, ha rappresentato il grido di molti rispetto ai guadagni di compagnie che vendono energia a imprese e cittadini scaturiti dell’impennata dei prezzi causata dalla guerra in Ucraina. Tante le prese di posizione dei governi europei.

Eppure, come ha scoperto il governo Draghi, la caccia agli extraprofitti è risultata tutt’altro che facile. Chi ha scritto la norma, infatti, ha creato una legge complicata da applicare, che si presta al rischio di ricorsi e contenziosi lunghissimi, distante dalla volontà politica di chi l’aveva pensata. 

Si parla sempre tanto di emancipazione femminile. Si è tagliata anche lei una ciocca di capelli per solidarietà con le donne iraniane, in piazza contro un regime così vessatorio nei loro confronti? 

Zhen, Zhian, Azadi: Donne, Vita, Libertà. Parole urlate durante il funerale di una giovane donna barbaramente uccisa dalla polizia morale iraniana. Non mi sono tagliata una ciocca di capelli, ma non si può non essere solidali con le donne iraniane, che vivono una società ingiusta, nella quale diritti e libertà sono negati a tutte e tutti.

Noi siamo donne fortunate, perché viviamo in un contesto in cui i nostri diritti sono riconosciuti e tutelati e l’adozione della prospettiva di genere in tutti i provvedimenti normativi, costituisce un obiettivo essenziale come indica l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Anche da noi però, c’è ancora molto da fare. 

Se le donne occupate nelle diverse professioni o in politica hanno quasi raggiunto il numero degli uomini, la qualità della loro partecipazione resta spesso sostanzialmente diversa. In Italia l’arrivo di una donna al vertice di una istituzione è salutato con favore dall’opinione pubblica, quasi a dire “ce l’ha fatta”, ma la circostanza non viene quasi mai presentata come un reale vantaggio per l’interesse pubblico. Per alcune donne, infine, la questione dell’emancipazione rimane un problema di conquista di diritti individuali e non la rivendicazione di doveri sociali.

L’attuale modello di sviluppo ha mostrato i suoi limiti rivelandosi insostenibile sia per il genere umano, che per il rapporto di dominio e sfruttamento sulla natura. Oltre ai noti cambiamenti climatici, questo ha anche accentuato vari conflitti dovuti alle enormi diseguaglianze economiche, ai flussi migratori determinati dall’impoverimento continuo del pianeta e ad un modello economico e uno stile di vita incompatibile con la salute e il rispetto dell’ambiente impedendo il patto fra generazioni. Forse è mancato un bilanciamento di sguardo, quello femminile. 

Un argomento delicato e difficile: l’immigrazione. Cosa ne pensa dei flussi di persone che continuano a cercare in Italia il loro futuro? 

Il tema dell’immigrazione è estremamente complesso. Negli ultimi decenni in Europa c’è stata una progressiva e generale politicizzazione dell’immigrazione, diventata “la” vera questione su cui si sono incentrate le strategie politiche dei partiti e le loro campagne elettorali.

Vorrei aprire una riflessione sul tema delle competenze necessarie per affrontare il mondo del lavoro nei prossimi anni. Innovare l’agricoltura e i sistemi di produzione alimentare costituisce una delle sfide più complesse da affrontare. Secondo recenti studi le nuove tecnologie integreranno il lavoro manuale svolto dall’uomo fino a divenire il cuore pulsante dell’intera organizzazione. 

Si pensi alla possibilità di disporre di una flotta di agribots per arare i campi, a droni capaci di mappare il territorio e animali interconnessi con una centrale operativa grazie “all’Internet delle Cose”, a trattori a guida autonoma e, infine, ad un sistema completamente integrato in cui tutti gli attori finora descritti convivono in maniera armonizzata.

Ad oggi, l’apporto dei lavoratori stranieri in agricoltura, è elemento strutturale e caratterizzante, e la manodopera straniera è una vera e propria ricchezza.

Ma alla luce di quanto prima riportato mi chiedo in futuro le competenze possedute da queste persone saranno adeguate alle evoluzioni già in atto in un settore che, storicamente, occupa molta manodopera con conoscenze, e professionalità non elevate. E la risposta, a mio avviso, non può che essere negativa. 

Per il futuro di sua figlia, già sogna una carriera in azienda, al suo fianco oppure …?

Secondo me oggi, per essere un leader di successo, la consapevolezza è la risorsa più preziosa. Quando iniziai a lavorare, si poteva contare su manuali, case-history, cioè risorse e riferimenti importanti. Apparentemente il mondo era abbastanza stabile, e l’impressione era che le chiavi di successo del passato potessero rappresentare risorse importanti da utilizzare nel futuro. Oggi però il mondo ha un nuovo passo perché tutto è in continuo e veloce cambiamento e i punti di riferimento esterni vengono a cadere.

Ciò che sembrava una certezza, non lo è più e c’è sempre più la necessità di imparare a lasciare andare ogni punto fermo. Quando cadono le certezze, può iniziare ad aprirsi uno spazio interiore, una consapevolezza profonda da cui emerge la saggezza, basata non su idee e concetti del passato, ma su un autentico sentire, che guida e informa le decisioni e indica cosa è meglio fare o non fare. 

Spero di trasmettere questo a mia figlia. Cerco al contempo di promuovere il senso di responsabilità, l’impegno e la determinazione così che lei possa essere il più possibile in grado di comprendere cosa sarà meglio per la sua vita.