Eclissi di sole/ La più lunga del XXI secolo terrorizza, o rincuora, milioni di persone dalla Cina, all’India, alle isole meridionali giapponesi

Pubblicato il 21 Luglio 2009 - 13:29| Aggiornato il 22 Luglio 2009 OLTRE 6 MESI FA

Alcuni astrologi cinesi e indiani non hanno dubbi. La più lunga eclissi solare di questo secolo, che mentre noi dormiamo  fa piombare nel buio i Paesi più popolati del pianeta, dall’India, alla Cina, alle montagne dell’Himalaya, alle isole meridionali del Giappone, potrebbe provocare catastrofi immani. Per assistere ad un fenomeno analogo bisognerà attendere un po’: fino al 13 giugno del 2132.

La durata dell’eclissi è di sei minuti, a cominciare dalle 2,53 ora italiana (quando in India sono le sei e mezza del mattino, subito dopo l’alba).eclissesolare22luglio

Lo dicono gli stessi indovini che hanno previsto la crisi economica in Asia e – al di fuori delle catastrofi – l’ elezione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Ora prevedono che l’eccezionale fenomeno naturale, con il giorno che si trasforma in notte,  potrebbe precedere guerre, attentati e disastri di vario tipo. Probabilmente nulla del genere accadrà, ma gli orientali sono terribilmente superstiziosi.

I veggenti si dividono in due categorie: quelli che anticipano ogni sorta di calamità, e quelli che, di contro, leggono l’ eclissi come segno di fortune che verranno. Le previsioni sono quindi oscillanti e creano non poca confusione: dalla morte di un grande leader indiano in un attentato, alla sconfitta dell’esercito Usa in Afghanistan, oppure – e speriamo che abbiano ragione loro – all’uscita dalla recessione mondiale. In ogni caso, secondo le previsioni della Nasa, nei Paesi e nei mari interessati il buio durerà più di sei minuti, che, in effetti, sono tanti.

Il sole che si oscurerà completamente per tanto tempo sta rovesciando milioni di turisti interni verso le città da cui il fenomeno si potrà seguire meglio: Pechino, Shanghai e altre minori lungo il corso del fiume azzurro, lo Yangzi. Alcune catene alberghiere segnalano un aumento di clienti del 20 per cento, le ferrovie e gli aeroporti annunciano che per martedì, vigilia dell’eclissi, i biglietti per Pechino e Shanghai sono esauriti.

Anche i piccoli centri urbani cercano di attirare visitatori e si fanno pubblicità su Internet come ”luogo privilegiato per assistere all’eclissi”. Tutta gente che evidentemente non teme di essere inghiottita da improvvise voragini terresti mentre l’eclissi segue il suo corso.

Una frenesia collettiva di miti, magie, speranze di nuova ricchezza e ritorno di antiche superstizioni quella con cui soprattutto la Cina si appresta a seguire la lunga eclissi. Specchi su cartoni, occhiali protettivi, gadget di ogni tipo sono in vendita in mille negozi: l’eclissi sembra un fenomeno di massa destinato a far crescere la tanto sospirata domanda interna, in un momento di crisi economica globale.

Ci sono addirittura case di moda – come la Fengfeiyu di Shanghai – che mettono in vendita speciali linee di accessori appositamente realizzate per l’eclissi. Un fenomeno che tocca corde profonde e nascoste, sentimenti religiosi ufficialmente irrisi ma mai completamente eliminati, in un mondo dove in antichità il sovrano era wang, il supremo garante e massimo sacerdote dell’ordine che deve esistere tra il divino, l’umano e la natura. Ove questo ordine non è mantenuto, il mondo si rovescia e il sovrano cade.

La prima eclissi di sole registrata dagli storici cinesi risale al 2300 avanti Cristo e da allora tutte punteggiano le cronache della storia del Regno di Mezzo, e ne dimostrano la precisione e l’attendibilità. Per gli antichi questo portentoso fenomeno per cui l’ordine naturale della divisione fra luce diurna e buio notturno cessa per qualche minuto era molto più che un fatto incidentale. Le eclissi erano occasioni per scrutare con occhi umani il destino divino dell’impero e del suo sovrano, che per molti secoli furono semplicemente ”tianxia” (tutto ciò che sta sotto il cielo) e tianzi” (il figlio del cielo).

Nella profondissima antichità per gli abitanti della valle del Fiume Giallo – culla della civiltà cinese – l’eclissi era un evento magico in cui il cane celeste mangiava per qualche momento il sole. Da questo mito deriva il termine cinese ancora oggi usato per eclissi, ”ri – shi”, ”sole-giorno mangiato”. Poi, intorno alla metà del primo millennio avanti Cristo in Cina l’eclissi si spogliò ufficialmente dei suoi contenuti religiosi per diventare un fenomeno politico. L’astronomo di corte era uno dei ministri più potenti alla corte dell’imperatore, perché aveva un ruolo pratico e ideologico.

L’esatta previsione degli eventi celesti era una guida importante per l’agricoltura, regolata a seconda delle piogge e dei venti stagionali, e per tutte le questioni militari strategiche: dove e quando dovevano muoversi gli eserciti, cercando di prevedere il loro maggiore alleato o nemico, il tempo. E l’esatta previsione dei fenomeni astrali dimostrava al popolo quanto l’imperatore avesse il perfetto controllo della situazione. Se prevedeva il cielo, avrebbe anche previsto anche gli eventi mondani.

La vera sfida, la prova cruciale degli astronomi era la previsione delle eclissi. Errori lievi in questo senso potevano segnare il destino di un astronomo o di un’intera scuola di astronomia, errori gravi avrebbero potuto gettare ben più di un’ombra sul regno del sovrano. Fu un’eclissi, ad esempio, a segnare l’inizio della grande fortuna dei sacerdoti cattolici gesuiti sotto il regno cinese dei mancesi, nella dinastia dei Qing.

Un compatriota dell’attuale papa Benedetto XVI, Johann Adam Schall von Bell di Colonia (1591-1666), riuscì a prevedere con precisione un’eclissi solare e questo gli guadagnò il posto di astronomo di corte e il permesso di costruire chiese in tutta la Cina e diffondere la fede cattolica nel Paese.

Oggi, in memoria di quell’eclissi, la sua tomba – insieme a quella del gesuita e matematico Matteo Ricci – è ancora preservata all’interno della Scuola del partito comunista di Pechino, segno che, al di là del colore politico, il contributo del cielo non può essere dimenticato nella storia della Cina.