Fisco: scoperta maxievasione da 120 milioni di euro, denunciato imprenditore di 78 anni

Pubblicato il 24 Settembre 2009 - 08:10 OLTRE 6 MESI FA

Un’evasione fiscale da 120 milioni di euro ad opera di un imprenditore di 78 anni è  stata  scoperta dalla Guardia di Finanza di Velletri. Per la maxievasione  è stato denunciato  L.V. con precedenti specifici di polizia, legale rappresentante di una società di costruzione di scaldabagni elettrici coinvolta nella truffa per dichiarazione infedele. La Guardia di Finanza ha segnalato all’Ufficio delle Entrate il recupero a tassazione di 100 milioni di euro di base imponibile e di 20 milioni di euro di IVA.

La società, che faceva concorrenza sleale poichè immetteva sul mercato prodotti a prezzi fortemente competitivi, aveva aggirato la normativa sull’IVA. L’imposta non si applica qualora il bene oggetto della compravendita sia destinato ad un paese comunitario e quando sia possibile identificare i soggetti operanti attraverso una partita IVA comunitaria. La condizione di non assoggettazione all’IVA è subordinata alla dimostrazione dell’effettiva esportazione del bene oggetto della transazione.

Il controllo dei finanzieri ha permesso di rilevare che alcune esportazioni sono risultate sprovviste di bolletta doganale (unico mezzo di prova dell’avvenuto trasferimento dei beni nel territorio extra-CEE di destinazione) mentre altre esportazioni mancavano del relativo documento fiscale; inoltre, tutte le esportazioni sono risultate mancanti delle certificazioni previste per operare in esenzione di IVA.

Ciò che ha ulteriormente confermato il sistema di truffa è stato il riscontro dei dati ufficiali forniti dal P.R.A. di Roma, dal quale sono emerse ulteriori incongruenze, ai limiti dell’inverosimile, sui vettori indicati nei documenti di trasporto, in quanto alcuni beni ceduti ai clienti esteri (ogni trasporto era costituito da beni con peso lordo tra gli 8.000 e i 9.000 kg.) sono risultati trasportati con autovetture, alcuni con motocicli e altri con automezzi non iscritti al Pubblico Registro Automobilistico.

La società , sempre secondo la Guardia di Finanza, simulava quindi false cessioni all’estero per conseguire vantaggi fiscali e realizzava ulteriormente indebiti guadagni dalla vendita degli scaldabagni sul mercato nero interno parallelo, naturalmente a prezzi assolutamente concorrenziali.