La visita in Italia di Gheddafi, Berlusconi e il signore ”abbronzato” alla Casa Bianca

di Licinio Germini
Pubblicato il 13 Giugno 2009 - 14:41| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Bene ha fatto Fini ad annullare l’incontro con Gheddafi il quale, forse pensando di essere nel suo sventurato Paese, ha fatto aspettare il nostro presidente della Camera per ben due ore. Malissimo ha fatto poi Berlusconi quando è andato a trovare il Colonnelo nella sua ridicola tenda. Un’altra genuflessione davanti ad un tiranno tronfio e, parafrasando Shakespeare, ”gonfio di cibo e di peccati”.

Nelle immagini televisive Gheddafi è apparso come la rappresentazione di tutto quello che non va bene: bastava guardarlo in faccia. L’accoglienza riservatagli dai nostri governanti è stata più che vergognosa, pietosa. E le cose che ha detto hanno fatto fare balzi sulla sedia ai funzionari governativi nelle cancellerie di mezzo mondo. A Frattini deve essere preso un colpo quando il Colonnello ha paragonato Ronald Reagan a Osama Bin Laden, ma si è ripreso in fretta, il nostro ministro degli esteri: ”non siamo d’accordo”, ha belato. C’è da chiedersi se belerà anche il presidente Usa Barack Obama quando Berlusconi lo incontrerà il 15 giugno alla Casa Bianca. Ma c’è da scommetere un anno di stipendio che non lo farà.

Obama, dietro il suo sorriso accattivante e i modi signorili, è un duro che se la sta vedendo con due guerre, Iraq e Afghanistan, e la peggior crisi economica dai tempi della Grande Recessione. Sarebbe davvero sorprendente se la facesse passare liscia al nostro premier.  Tanto più che gli americani non sono ancora del tutto sicuri che Gheddafi abbia smesso di gingillarsi col terrorismo internazionale.

Ma tornando alla infausta visita del dittatore libico a casa nostra, dove si è comportato con la stessa accortezza di modi di un beduino, quello che ha sorpreso di più e’ stata l’accettazione supina delle sue esternazioni da parte dei nostri governanti. Quando Celentano o Benigni vanno in televisione, gli vien chiesto preventivamente cosa intendono dire e comunque di usare una certa moderazione. Qalcuno dei nostri ha pensato di chiedere, per vie diplomatiche, la stessa cosa al Colonnello? Sembra proprio di no. Ha detto quello che ha voluto dire dove, quando e come gli è parso meglio.

Guardando le foto della visita c’è perfino da sorridere. Come quando la povera ministra per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, è stata immortalata in una serie di foto su Repubblica con gli occhi allucinati mentre, col braccio ben disteso, stringeva la mano del Colonnello. O come quando la tosta presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, come sempre elegante e altezzosa,  è stata vista passeggiare assieme all’imbarazzante ospite con l’aria di chi avrebbe palesemente voluto essere altrove.

Ora Berlusconi, che incomprensibilmente ha tollerato in silenzio tutto quello che Gheddafi ha avuto da dire, addirittura – è bene insistere su questa visita – andadolo a trovare in tenda dopo il gravissimo sgarbo fatto a Fini, dovrà, si spera, rendere conto oltreatlantico, come un vassallo all’Imperatore. E ad aspettarlo questa volta non ci sarà l’amico George Bush, ma un signore ”abbronzato” cui barbecues texani, pacche sulle spalle e barzellette interessano poco. Molto poco.