Giallo Ibrahimovic? Ma se conosciamo già anche il nome del mandante…

Pubblicato il 24 Marzo 2009 - 10:23| Aggiornato il 25 Marzo 2009 OLTRE 6 MESI FA

Giallo Ibrahimovic? Via, non scherziamo. Dovremmo scomodare Hitchcock o Le Carrè per raccontare una storia di cui conosciamo già la vittima, gli assassini e il movente? Sì, è vero che restano da svelare il come e il quando, ma in fondo si tratta di dettagli marginali che conosceremo tra un paio di mesi.

La vittima è Massimo Moratti, munifico presidente dell’Inter prigioniero di una sorta di complesso di Edipo che lo spinge nella disperata impresa di rincorrere le ineguagliabili glorie paterne. Dopo una serie infinita di costosi fallimenti, nel 2006 Moratti indovina per caso la combinazione giusta: coglie al volo il breve interludio  della Juve in serie B in seguito a Calciopoli e  sfila ai bianconeri Zlatan Ibrahimovic, genio nato in Svezia da madre croata e padre bosniaco, scovato nell’Ajax di Amsterdam da Luciano Moggi e portato a Torino con una manciata di milioni.

Con Ibra l’Inter vola, vince due scudetti e vede di pari passo crescere il conto in banca del suo trascinatore. Ma se le cose vanno benissimo in Italia, dove anche gli arbitri hanno capito dove si è spostato il potere prima nelle salde mani della triade juventina, in Europa l’Inter non ne azzecca una. Che fare? Moratti manda via Roberto Mancini, l’allenatore pluriscudettato, e firma un assegno stratosferico a Josè Mourinho, profeta della comunicazione applicata al calcio ed efficacissimo venditore di se stesso.

L’asse tra il mister portoghese e il bomber bosniaco-svedese funziona a meraviglia. Tranne che in Europa, dove l’Inter viene sbattuta fuori come sempre. Che fare? Il Moratti di qualche anno fa non ci avrebbe pensato nemmeno un minuto: mano al portafogli e via a un’altra campagna acquisti faraonica. Ma c’è la crisi, l’azienda di famiglia non può dare un’immagine così negativa. E allora pausa di riflessione, in attesa di capirci di più e meglio.

La cosa non piace a Ibra e parte la manfrina del resto e non resto, vediamo, chissà dove sarò il prossimo anno. Ma non piace nemmeno a Mourinho che però non si espone e manda avanti il suo pupillo. Nel frattempo fa filtrare voci che danno lo stesso Mourinho in partenza per il Real Madrid, per il Chelsea o il Barcellona.

Moratti è accerchiato, ma non è tutto. Nelle retrovie, si muove con la nota abilità Mino Raiola, ex pizzaiolo romeno che ha fatto fortuna col calcio e possiede la procura dello stesso Ibrahimovic oltre che di centinaia di calciatori in Europa e in Sudamerica. Raiola alimenta il gossip intorno al suo protetto e si prepara a chiedergli il sacrificio di restare all’Inter in cambio di un cospicuo aumento dell’ingaggio che ora ammonta alla misera somma di un milione (netto) al mese.

Morale? Moratti è incastrato. O si svena per comprare chi gli suggerisce il trio che lo tiene in ostaggio, o rischia di perdere allenatore e bomber guadagnandosi anche l’ostilità del potente procuratore. Oppure concede a Ibra un ingaggio mai visto in Italia e forse nel mondo, e sistema qualche altro protetto di Raiola e Mourinho.

E così abbiamo vittima, assassini e movente.
Ma non è detto che non ci sia anche un mandante. Gli indizi portano dritti a Florentino Perez, ex e prossimo presidente del Real Madrid e inventore dell’etichetta  galacticos per i suoi amati calciatori madrileni. Portare Ibrahimovic in Spagna, magari soffiandolo all’odiato Barcellona, sarebbe la mossa giusta per consentirgli un ritorno trionfale nel club madrileno.
La storia è tutta qui