La caccia all’export di rifiuti destinati a Hong Kong: il paradiso dei clandestini blocca le bottiglie di plastica

Pubblicato il 20 Giugno 2009 - 07:40| Aggiornato il 22 Giugno 2009 OLTRE 6 MESI FA

La notizia è dell’agenzia di stampa Agi e lascia perplessi. Dice testuale: “Operazione della Guardia di Finanza di Taranto contro lo smaltimento illecito all’estero di rifiuti speciali. In collaborazione con funzionari della dogana del capoluogo jonico, i militari delle Fiamme Gialle hanno sequestrato nello scalo marittimo circa 155 tonnellate di rifiuti speciali costituiti da materiale plastico destinati ad essere smaltiti a Hong Kong. O quantomeno questa era la destinazione finale dei 7 containers nei quali le 155 tonnellate erano stivati. I containers facevano riferimento ad una società operante nello specifico settore. I militari hanno accertato l’assenza delle autorizzazioni prescritte per l’esportazione di rifiuti speciali di plastica; l’assenza dei trattamenti preliminari prescritti; l’inesistenza, a destinazione, dell’impianto di recupero indicato nei documenti che scortano i rifiuti. Per quattro persone è quindi scattata la denuncia all’autorità giudiziaria. Dall’inizio dell’anno le Fiamme Gialle, in collaborazione con la dogana, hanno sequestrato presso lo scalo marittimo tarantino 20 containers contenenti complessivamente 485 tonnellate di rifiuti speciali destinati all’estero”.

Viene da chiedersi perché tutto questo. Estendiamo la nostra soldarietà internazionale fino a preoccuparci dei problemi ambientali di Hong Kong? O c’era una situazione simile alla uscita di una bomba atomica che sarebbe scoppiata uccidendo milioni di persone? Certo questo ragionamento non è dei migliori dal punto di vista della carità cristiana, e certamente ci sarà qwualche legge che giustifica l’intervento dei finanzieri. Però, con tutti gli altri problemi che ci sono, e con tutti i crimini che non sono perseguiti per mancanza di uomini e mezzi, riesce difficile capire  il senso dell’operazione. Forse è solo colpa della notizia scritta male, o  di qualche ordine trasmesso e interpretato peggio, ma è tuttavia difficile capire.

D’altra parte c’è in queste cose una peculiarità italiana, della quale questo esempio è illuminante. La polizia italiana fa controlli a chi esce dall’Italia per le aree extra europee altrettanto severi come quando uno entra. Agli inglesi non importa nulla se un criminale parte: non ci sono controlli in partenza dall’aeroporto di Londra. Gli americani, che all’ingresso sono pestilenziali, quasi molesti, in uscita affidano il ritiro del foglietto alle impiegate al check-in delle compagnie aeree. Risparmiano uomini e conentrano le forze a impedire che entrino persone non desiderate.

Noi, invece, facciamo la guardia al bidone, di plastica, e poi siamo il paradiso dei clandestini.