La noiosa estate italiana e il lungo inverno della classe dirigente

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 29 Luglio 2009 - 15:11| Aggiornato il 30 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

L’estate è entrata nel vivo. Quella politica, naturalmente. Caratterizzata, come sempre, da chiacchiere a vuoto e dai problemi che ingigantiscono. Quest’anno, sotto l’ombrellone, andranno forti la disunità d’Italia, ovviamente la recessione economica, le ronde, e, non può mancare, il lungo ossessivo deprimente gossip su escort e primo ministro. Un’estate prevedibilmente noiosa com’è la politica di questi tempi.

Nessuno si appassionerà, al di là delle interminabili discussioni sul rincaro dei pomodori e delle zucchine, e sui gusti e le tendenze sessuali di Berlusconi, a ben altre questioni che attengono alla crescente povertà delle famiglie italiane, allo scollamento tra i poteri dello Stato, al naufragio del bipolarismo posto che i due maggiori partiti assomigliano sempre di più a torme di naufragi che non trovano neppure una zattera a cui aggrapparsi. Sullo sfondo ci sarebbe il congresso del Partito democratico: ma, onestamente, c’è qualcuno – al di là degli addetti ai lavori – che può interessarsi alle omeopatiche differenze che distinguono i programmi di Bersani e di Franceschini o alle note spese, vecchie di un decennio, del professor Marino, il Grande Moralista del partito nuovo?

Verrà ottobre ed assisteremo anche a questa sciarada inutile e melensa che per qualche settimana occuperà le pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali. Chiunque vincerà la partita congressuale non riuscirà a cambiare comunque lo stato delle cose per la semplice ragione che il sistema è da buttare via.

Forse se ne sono accorti anche dalle parti del Pdl, dove l’estate trascorrerà tra rituali feste politiche, sempre più assomiglianti a sagre paesane con contorno di comparsate dei soliti noti, e promesse di impossibili rilanci programmatici. Nessuno s’illuda: non se ne vedranno. Anche in questo caso per lo stesso motivo: il Pdl ha rinunciato a fare politica scegliendo la strada del protagonismo e del presenzialismo degli oligarchi che ne incarnano se non lo spirito (mai visto fin qui) quanto meno si applicano nella difesa d’ufficio, come gli compete, di tutto quanto viene sfornato da palazzo Chigi.

Un anno fa, a dirla tutta, eravamo tra coloro che immaginavano e credevano nell’apertura in questa legislatura di una stagione costituente. Non potevamo minimamente intravedere che il bipolarismo selvaggio avrebbe dissolto qualsiasi speranza di riforma fondata su un civile confronto tra le parti. Poi ci si sono messe le puttane, i ruffiani, i vizietti privati ed è naufragata la speranza che avevamo coltivato. Quest’autunno, dunque, non si raccoglierà niente. Men che meno nei tempi che seguiranno. Ed c’intristisce non poco la prospettiva che di qui ad un anno, e forse fino alla fine della legislatura, saremo costretti ad inseguire altro, fuori dalla Penisola; a cercare segni di vitalità in altre lande, se non proprio più amene quanto meno più stimolanti. Fino a quando qualcuno non si accorgerà (ma chi, a questo punto?) che ipotizzare un cambio di passo è indispensabile per il destino del Paese, dunque di tutti noi.

Le riforme? Si facciano quando è possibile. Ma perlomeno la classe politica, o quel che resta di essa, si ponga il problema se continuare a selezionare i parlamentari per cooptazione o per elezione, se riprendere la strada del maggioritario, possibilmente ripulito ai residui di proporzionale, oppure intervenire sulla legge vigente e renderla integralmente proporzionale (senza premi di maggioranza) e con annesse preferenze. Sarebbe già un bel passo in avanti. Altro non è possibile. Rassegnamoci. O accontentiamoci. Avremmo già un risultato da non buttare via se non si sprecasse più inchiostro sulla questione Nord/Sud, sul presidenzialismo possibile o impossibile, sulla forma di governo e sui limiti della magistratura. Teniamoci quel che abbiamo e cerchiamo di limitare i danni. Mettendo impropriamente le mani dove non si dovrebbe, la situazione potrebbe soltanto peggiorare. Tempi migliori verranno: dobbiamo per forza sperarlo. Ed anche questa torrida estate passerà. Le piogge torrenziali si porteranno via gossip ed illusioni. Il fresco autunnale forse ci farà tornare un po’ di buonumore. Le nostre coronarie ne hanno un bisogno disperato.