Ministeri: alla Giustizia della spending review se ne fregano dal 2006

Pubblicato il 12 Settembre 2014 - 12:26 OLTRE 6 MESI FA
Ministeri: alla Giustizia della spending review se ne fregano dal 2006

Ministeri: alla Giustizia della spending review se ne fregano dal 2006

ROMA – Ministeri: alla Giustizia della spending review se ne fregano dal 2006. Nella lotta agli sprechi nella spesa pubblica i primi a non fare i compiti assegnati sono i ministeri. Emblematico il caso di quello della Giustizia. La radiografia contabile dal 2006 a oggi impone una diagnosi impietosa: moltiplicazione dei centri di spesa, proliferazione degli incarichi dirigenziali, quelli con stipendi d’oro per capirsi, gestioni separate e incontrollate, duplicazioni funzionali, bizantinismi amministrativi, mancanza di trasparenza sui bilanci. Tutto il contrario della direzione auspicata.

Gianluca Grignetti su La Stampa cita qualche esempio illuminante, anche a supporto del documento appena firmato dal ministro Andrea Orlando in cui nero su bianco si dice che la riorganizzazione degli uffici “è necessaria e improcrastinabile” e deve finalmente accogliere le disposizioni di spending review eluse dal 2006 a oggi.

Prima del 2001 le Direzioni Generali erano 10: oggi sono diventate 40. Cioè è aumentata di 4 volte la spesa per stipendi di peso, indennità varie, segreterie, benefit, autisti ecc…, alla faccia dell’ingiunzione governativa che dal 2006 in poi prevedeva il taglio delle posizioni dirigenziali.

A proposito di auto blu: era talmente fuori controllo la spesa che fino a qualche mese fa ogni singolo dirigente stipulava in proprio l’assicurazione della vettura di servizio. Oggi perlomeno è prevista una copertura standard, una convenzione del ministero con una compagnia con gli immaginabili risparmi totali. Per gli acquisti di beni e servizi il Ministero può contare su ben 3 centri di spesa, ognuno autonomo dall’altro.

All’interno del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, poi, secondo una logica del tutto incongrua, sono incardinati due enti di diritto pubblico: la Cassa Ammende, istituita nel lontano 1932, e l’Ente assistenza del personale penitenziario (assistenza agli orfani, elargizione sussidi, erogazione contributi scolastici, sale convegno, spacci, colonie estive) nato nel 1990. Altre repubbliche separate. Il ministro Orlando, entrando a via Arenula, ha scoperto con stupore questi bizantinismi.

E ora, nel suo Atto di indirizzo politico-istituzionale, annuncia l’eliminazione di «duplicazioni di funzioni omogenee» perché sono palesi le «improprie logiche di separatezza gestionale». S’è impegnato a presentare a palazzo Chigi un nuovo assetto entro un mese. E ha già anticipato ai sindacati e alla dirigenza, che mugugna, «inevitabili conseguenze». Per la Cassa Ammende e per l’Ente assistenza del personale penitenziario si profilano «nuovi sistemi di governance» per ottenere «efficienza e trasparenza di gestione». (Gianluca Grignetti, La Stampa)