Stati Uniti/ Bill Gates e Warren Buffet convocano in segreto i super-ricchi d’America. Summit anti-recessione?

Riccardo Panzetta - Scuola superiore Giornalismo Luiss
Pubblicato il 26 Maggio 2009 - 14:15| Aggiornato il 30 Maggio 2009 OLTRE 6 MESI FA

Si sono riuniti il 5 maggio, alle 3 in punto del pomeriggio, nel cuore di New York. Nella Manhattan che conta e che pulsa intorno a Wall Street. Sede prescelta: la President Room della Rockefeller University.

Convocati dal guru dei mercati finanziari Warren Buffett e dal fondatore di Microsoft Bill Gates, i super ricchi d’America hanno tenuto un meeting supersegreto per discutere della crisi economica mondiale.

La squadra dei partecipanti è davvero un ‘Dream team’: il magnate dei media e fondatore della Cnn Ted Turner; il sindaco di New York Michael Bloomberg; il finanziere George Soros; il banchiere David Rockefeller discendente di una delle famiglie più ricche d’America; i finanzieri Eli e Edythe Broad proprietari di una fortuna di 5,2 miliardi di dollari; John Morgridge, ex presidente di Cisco, con la moglie Tashia; Peter Peterson, presidente del Blackstone Group; Julian Robertson, fondatore di Tiger Management Corporation; Patty Stonesifer, ex presidente della Fondazione Gates. Assente, invece, il tycoon australiano Rupert Murdoch.

La «tavola rotonda del dollaro» ha lavorato con rapidità: interventi di 15 minuti, breve dibattito generale e poi tutti via. Ognuno ai suoi affari, con l’impegno di non rivelare nulla dell’incontro. Uno dei partecipanti, però, ha spifferato tutto e la “copertura” è saltata. Il segreto assoluto è diventato segreto di Pulcinella quando il sito Irishcentral.com ha pubblicato il resoconto della talpa. Stando alla “gola profonda”, l’intervento di Gates sarebbe stato «il più efficace», quello di Buffett «molto incisivo» e quello di Turner «senza peli sulla lingua». La regina dei talk-show Oprah Winfrey, anche lei presente al summit, avrebbe «preferito ascoltare».

Non è chiaro quali siano stati gli argomenti all’ordine del giorno. La fuga di notizie sulla riunione ha scatenato i reporter investigativi mentre su internet hanno preso corpo teorie cospirative su quello che viene già definito un «patto fra ricchi per salvare i propri soldi dalla recessione».

A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato Stacy Palmer, direttore del «Chronicle of Philantropy», che ha dichiarato alla tv Abc di sapere che «l’incontro è avvenuto per stabilire un nuovo approccio alla filantropia globale», giustificato dal fatto che gli invitati al super-summit hanno dato in beneficenza, dal 1996, oltre 70 miliardi di dollari.

Saranno  i multimiliardari dunque a tirarci fuori dalla crisi? È possibile che i Paperoni abbiano discusso su come «donare meglio e di più per aiutare l’umanità» a dispetto della recessione. Ma è possibile che le ragioni della riunione siano state altre: dalla volontà di scambiarsi idee e informazioni sull’evoluzione della crisi finanziaria alla possibilità di lavorare insieme per sfruttare le opportunità offerte dalla recessione, fino ad un accorodo simil-patriottico per impedire che un’America a prezzi stracciati possa essere “invasa” da imprenditori di Paesi ostili.