Stupri Roma/ Nel Pd si riapre la questione morale. Ignazio Marino solo contro tutti

Pubblicato il 11 Luglio 2009 - 19:45 OLTRE 6 MESI FA

Dopo che si è scoperto che il presunto stupratore seriale di Roma, Luigi Bianchini, era il coordinatore di un circolo Pd del Torrino, quartiere a sud ovest della Capitale, si riapre tra i Democratici la questione morale.

 E’ Ignazio Marino, questa volta, a sollevare pesanti obiezioni sui criteri di selezione dei dirigenti locali. «Trovo davvero incredibile – ha osservato il candidato alle primarie Pd – che un criminale che già tredici anni fa era stato coinvolto in odiosi reati di violenza sessuale possa essere arrivato a coordinare un circolo del Pd».

 Alle parole di Marino sono seguite le reazioni di gran parte del partito. Prima di tutte quelle di Dario Franceschini che ha accusato Marino di strumentalizzare la faccenda e offendere  “migliaia di coordinatori di circolo e di quadri del partito, centinaia di migliaia di iscritti”.

Anche l’altro candidato Pd, Pierluigi Bersani, ha risposto stizzito alle parole di Marino, dicendosi  “davvero dispiaciuto per le dichiarazioni” del collega di partito e sostenendo che “Cose del genere non le pensa di noi nemmeno il nostro peggiore avversario”.

A contestare le parole di Marino, in realtà, sono moltissime altre figure del Pd, come l’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, la vicepresidente della Camera, Rosy Bindi, la capogruppo al Senato, Angela Finocchiaro, che definisce le parole di Marino “inaccettabili” e il vicepresidente dei senatori Pd, Luigi Zanda, che afferma: “Non facciamoci male con le nostre mani”.