Aumento dei gas serra? Ricercatori accusano i batteri nel permafrost

Pubblicato il 23 Novembre 2011 - 08:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I batteri presenti nel permafrost contribuiscono alle emissioni dei gas serra. Lo ha scoperto uno studio pubblicato su Nature e coordinato dall’americana Janet Jansson, del Lawrence Berkeley National Laboratory, che ha analizzato il Dna di batteri prelevati nel suolo ghiacciato dell’Artico.

Fra questi microrganismi i ricercatori hanno individuato un nuovo batterio che produce metano come sottoprodotto del suo metabolismo. Il metano, sottolineano gli esperti, e’ un gas serra molto piu’ potente delll’anidride carbonica (CO2) e secondo lo studio il batterio potrebbe essere un giocatore importante nella produzione di metano nel permafrost.

L’analisi del suo Dna ha inoltre mostrato per la prima volta che il microrganismo possiede geni per la fissazione dell’azoto. ”Il permafrost e’ pronto a diventare una delle principali fonti di gas serra perche’ la temperatura nell’Artico si prevede aumentera’ notevolmente rispetto all’aumento della temperatura prevista in molte altre regioni del mondo”, ha detto Jansson.

Il terreno durissimo e ghiacciato in tutte le zone che si affacciano sull’Artico intrappola circa 1.672 miliardi di tonnellate metriche di carbonio, che restano cosi’ fuori dall’atmosfera terrestre. Questo carbonio sequestrato supera 250 volte la quantita’ di emissioni di gas serra attribuite agli Stati Uniti nel 2009.

Ma con l’aumento della temperature globale dovuto al riscaldamento climatico aumenta anche la probabilita’ che il carbonio intrappolato nel suolo ghiacciato venga liberato nell’atmosfera. E come spesso avviene nei processi ambientali cruciali, un ruolo importante e’ rivestito dai microbi, ma quali e in che misura?

Per rispondere a questa domanda, il lavoro ha esaminato i microrganismi trovati nel permafrost ed ha analizzato come questi rispondono al riscaldamento del pianeta. Per studiare questi microrganismi i ricercatori hanno eseguito dei carotaggi in una foresta di abeti rossi in Alaska. ”Queste comunita’ microbiche sono estremamente diverse”, ha osservato una delle autrici, Rachel Mackelprang del Joint Genome Institute del dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.

”Un grammo di suolo – ha spiegato – puo’ contenere migliaia di differenti specie batteriche e miliardi di cellule. Inoltre, la maggior parte di questi microbi non puo’ essere coltivata in laboratorio, facendo di questa una zona estremamente difficili da studiare”.