Cantieri italiani/ L’Espresso denuncia la cementificazione selvaggia. In 15 anni 3 miliardi di metri cubi in più di immobili

Pubblicato il 31 Luglio 2009 - 20:40 OLTRE 6 MESI FA

La strategia del mattone potrebbe non riuscire a battere la crisi. Il governo Berlusconi, fra condoni e piani casa, ha puntato deciso sulla politica del cemento per vincere il momento di grave difficoltà economica. L’Espresso, raccogliendo i pareri di alcune associazioni ambientaliste, ma anche le osservazioni di importanti studi tecnico-scientifici, delinea un quadro dell’Italia in costruzione poco incoraggiante per le generazioni future.

Basti osservare la crescita esponenziale dei nuovi cantieri edilizi sparsi per la penisola. Nel giro di 15 anni, dal 1991 al 2006, capannoni industriali e lottizzazioni residenziali sono cresciuti di 3 miliardi e 139 milioni di metri cubi. Come se ogni italiano, compresi i neonati, si fosse costruito 55 scatole di cemento di un metro per lato. Una distesa di cemento che finisce per coprire quasi interamente la parte non costruita dell’Italia. Al Nord, nella Pianura Padana, ci si trova di fronte a una striscia di costruzioni ormai interminabile che va dal Piemone alla foce del Po. Una megalopoli in stile sudamericano, con case seguite da case, tanto da diventare difficile distinguere dove finisce una città e ne comincia un’altra. La stessa cosa sta succedendo al Centro, osservando la rete autostradale che va da Roma a Napoli, costellata di nuovi cantieri ed edificazioni.

Un aumento degli immobili che non trova giustificazione nell’aumento della popolazione italiana. Dal 1991 al 2001, i censimenti dicono che gli abitanti nel Paese sono cresciuti del 4 per mille, immigrati compresi, mentre le località edificate sono lievitate del 15 per cento. In testa alle regioni più cementificate, Lazio, Puglia e Veneto. Solo nella regione governata da Galan sono andati persi cento chilometri quadrati di campagne. L’Agenzia per il territorio, in questo, con le sue osservazioni aeree, ha fotografato oltre un milione e mezzo di immobili “invisibili” al catasto. Tra un condono e una pratica di abusivismo, dunque, c’è anche la cementificazione irregolare a fare la differenza: nella sola Lombardia, tra il 1995 e il 2005, sono spariti quasi 27 mila ettari di terreni agricoli.

Poi ci sono da considerare i piani casa regionali assolutamente non coordinati. L’allarme lo lancia sia Italia Nostra sia Legambiente, bocciando le leggi più permissive che favoriscono la distruzione del territorio locale. Al primo posto, pressoché all’unanimità, c’è la legge Galan del Veneto, che concede aumenti di volume, indiscriminatamente, a qualsiasi orribile capannone.