Contatta la sua “sosia” su Instagram e la uccide per simulare la sua morte: ora rischia l’ergastolo

Una donna tedesco-irachena di 23 anni rischia l'ergastolo per aver ucciso una sua sosia. Ecco perché l'ha fatto e come l'hanno scoperta

di redazione blitz
Pubblicato il 1 Febbraio 2023 - 16:01 OLTRE 6 MESI FA
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Khadidja, la fashion blogger di origine algerina uccisa

Una ragazza di 23 anni di origini tedesco-irachene ha cercato la sua sosia su Instagram per settimane. Dopo averla trovata, l’ha contattata per incontrarla. A questo punto l’ha uccisa con 50 coltellate. Il tutto per inscenare la sua morte sfuggendo così al controllo dei suoi genitori. Qualcosa però è andato storto: è ora emerso che non si trattava del corpo di Shahraban K., un’estetista di Monaco che ora rischia l’ergastolo. Quel corpo era di Khadidja, una fashion blogger di origine algerina. E’ lei la ragazza finita in trappola dopo essere stata conosciuta su Instagram. 

L’identità della ragazza morta scoperta grazie all’esame del dna

Il piano omicida era stato studiato nei minimi particolari. La ragazza ha finto di essere stata uccisa facendo ritrovare il “suo” cadavere sfigurato nella sua macchina sotto casa del fidanzato che vive nella cittadina bavarese di Ingolstadt. Il corpo senza vita è stato rapidamente identificato come quello di Shahraban K. L’esame del dna, e a quanto pare anche i genitori che si sono accorti che quel cadavere non era quello della loro figlia, ha però riportato una verità diversa. La donna morta era Khadidja, fashion blogger di origine algerina residente nello Stato del Baden-Wurttemberg. La donna aveva la stessa età, corpuratura, capelli e colore degli occhi di Shahraban. 

La 23enne ora rischia l’ergastolo

Shahraban K, dopo mesi di indagini è stata accusata di omicidio. Ora rischia l’ergastolo. Anche il fidanzato 24enne rischia il carcere. L’uomo l’avrebbe aiutata nel diabolico piano. I due avrebbero contattato Khadidja con la scusa di parlare di prodotti di cosmetica. Dopo averla uccisa e sfigurata, hanno abbandonato il cadavere nell’auto dell’assassina. La somiglianza tra le due donne era così forte che all’inizio il piano aveva funzionato.