Alberto Stasi fa ricorso: “Cancellate la mia condanna”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Aprile 2015 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA
Alberto Stasi fa ricorso: "Cancellate la mia condanna"

Alberto Stasi fa ricorso: “Cancellate la mia condanna”

MILANO – Alberto Stasi tenta la via del ricorso contro la condanna a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Al contrario la procura generale ha presentato un ricorso per chiedere che venga riconosciuta l’aggravante della crudeltà.

Alberto Stasi lo scorso 17 dicembre è stato condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere con l’accusa di aver ucciso l’allora sua fidanzata Chiara Poggi, trovata morta dopo una brutale aggressione nella sua villetta di Garlasco, in provincia di Pavia. La prima Corte d’Assise d’Appello di Milano, presieduta da Barbara Bellerio, non ha riconosciuto all’ex studente bocconiano l’aggravante della crudeltà ma nemmeno le attenuanti.

Inoltre, ha disposto un risarcimento di un milione di euro ai genitori e al fratello di Chiara. Il 17 dicembre 2009 Stasi aveva incassato una prima assoluzione confermata due anni dopo in secondo grado e poi cancellata dalla Cassazione. Ora la parola ritorna alla Suprema corte per il verdetto finale.

Il pg di Milano Laura Barbaini ha presentato ricorso in Cassazione per chiedere di riconoscere l’aggravante della crudeltà. Nelle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi, “dalla prima pagina fino all’ultima” è stato affermato “che le modalità esecutive dell’azione omicidiaria indicano, non solo l’identità dell’autore, non solo il movente esasperato ricollegabile alle deviazioni sessuali dell’imputato, ma anche l’eccesso dei limiti della normalità causale, raggiunto con una condotta insensibile e spietata, tale da integrare l’aggravante” della crudeltà. Lo scrive il pg milanese Laura Barbaini nel ricorso con cui chiede alla Cassazione di rivedere la sentenza di secondo grado e riconoscere a Stasi l’aggravante della crudeltà esclusa dalla prima Corte d’Assise d’Appello.