Bimbo morto a Genova: Dna di Rasero sul piede del piccolo. La compagna: “Ti faccio prendere 30 anni”

Pubblicato il 26 Marzo 2010 - 13:03 OLTRE 6 MESI FA

Il Dna trovato sul piede del piccolo di 8 mesi ucciso a Genova appartiene a Giovanni Antonio Rasero, il compagno della madre, Caterina Mathas (entrambi sono accusati del delitto).

«Elemento decisivo – spiega in una nota il procuratore aggiunto Vincenzo Scolastic – è stato il rinvenimento sul piede del bambino, dove sono stati trovati i segni di un morso, del dna di Giovanni Antonio Rasero in considerazione degli ulteriori elementi di accusa già raccolti a suo carico. Resta da valutare la posizione della donna alla luce di questo nuovo dato che sembra escludere la sua partecipazione materiale al delitto».

«Te la farò pagare. Vedrai che ti faccio prendere 30 anni»: con queste parole Caterina Mathas si é rivolta stanotte a Giovanni Antonio Rasero, l’uomo con cui è accusata in concorso dell’omicidio del figlio Alessandro di otto mesi.

La donna avrebbe inveito almeno un paio di volte contro il suo compagno di “sniffate”, durante il faccia a faccia che si é svolto davanti al pm Marco Airoldi e agli investigatori della squadra mobile Gaetano Bonaccorso e Alessandra Bucci.

Un confronto durato un’ora e mezzo circa, “emotivamente duro” dice uno degli inquirenti, “violento” lo definisce uno dei due difensori di Rasero, l’avvocato Giuseppe Nadalini, “teso” è l’aggettivo scelto invece da uno dei legali della donna, l’avvocato Igor Dante.

Un drammatico faccia a faccia, il cui contenuto è stato secretato. Un confronto già più di una volta ipotizzato e sempre rimandato fino alla notte scorsa, quando all’una, al termine di circa dieci ore di interrogatori, il sostituto procuratore ha ritenuto che i tempi fossero maturi.

Rasero in carcere ha scritto un memoriale, che nei giorni scorsi è stato consegnato al pm, in cui racconta che quella notte si era svegliato «mentre la donna gli metteva le mani in bocca». Tutti elementi, che insieme a quanto emerso dai nuovi interrogatori, e dai drammatici confronti con i testimoni e tra i due, portano ad «un progressivo sviluppo delle complesse indagini».