Concordia, Giovanni Iaccarino: “Al momento dell’urto giocavamo alla playstation”

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2013 - 12:50 OLTRE 6 MESI FA
Concordia, Giovanni Iaccarino: "Al momento dell'urto giocavamo alla playstation"

Francesco Schettino (Foto Lapresse)

GROSSETO – “Al momento dell’urto eravamo in cabina, giocavamo alla playstation“. A parlare è Giovanni Iaccarino, 50 anni, anche lui di Meta di Sorrento come Francesco Schettino, e primo della lista infinita dei testimoni presentata dai pm di Grosseto al processo per il naufragio della Costa Concordia, avvenuto la notte del 13 gennaio 2012 al Giglio.

Le liste dei testimoni proposte da accusa, difesa e parti civili, comprendono circa 1040 nominativi. In parte si tratta di persone previste da più parti che potranno essere sentite anche più volte nel processo. Anche oggi Francesco Schettino, che finora non ha saltato un’udienza, è in aula a seguire il dibattimento. Assente la ballerina moldava, Domnica Cemortan, convocata dal pm di Grosseto, perché il suo bambino è ammalato.

Giovanni Iaccarino era il primo ufficiale di coperta, capo guardia della nave al momento dello schianto e diretto assistente di Francesco Schettino nelle operazioni di bordo. Fu lui che andò fisicamente ad accertarsi che sale motori e pompe di sentina erano allagati mettendo la Costa Concordia ko, e che comunicò alla plancia di comando le irreparabili avarie causate dall’urto contro gli scogli.

Iaccarino ha raccontato al processo che quella notte si trovava in cabina a riposo, insieme all’ufficiale cartografo Simone Canessa. “Giocavamo alla playstation mentre avvertimmo una sbandata della nave a dritta, poi a sinistra. Caddero materiali, la sensazione era di aver preso una secca o di aver fatto una collisione. Fu questa l’impressione che ebbi all’istante”.

Il primo ufficiale ha poi riferito che il 13 gennaio 2012 il passaggio rasente alla costa del Giglio non compariva negli avvisi ai passeggeri. Stessa cosa era successa la settimana prima: “Anche quel giorno lì il passaggio non era nel programma di attività comunicato ai passeggeri ma fu deciso la sera stessa”. Entrambe le volte, quindi, Schettino chiese ai suoi ufficiali di variare la rotta andando sul Giglio la sera stessa dopo essere salpato da Civitavecchia. Iaccarino ha precisato che per “navigazione turistica” si intende il passaggio ravvicinato alla costa e così viene comunicata ai passeggeri. Ma non fu avvisato né quella tragica notte del 13 gennaio 2012, né sette giorni prima: “Il passaggio venne pianificato la sera stessa, non era nei programmi ufficiali”.

I pm alternano domande in aula alla proiezione di grafici e filmati girati a bordo della nave gemella Costa Serena dove Iaccarino e altri testi l’anno scorso furono interrogati per ricostruire i vari momenti del naufragio, materiale video raccolto in un sopralluogo che fa parte delle prove portate dall’accusa. Il metodo è stato criticato dall’avvocato Cesare Bulgheroni del pool Giustizia per la Concordia.

Intanto il Codacons ha presentato alla procura di Grosseto una denuncia relativa ai file consegnati da Costa Crociere ai periti in sede di incidente probatorio. “Nello specifico – spiega il Codacons – si tratta dei file relativi ai test obbligatori di collaudo del generatore di emergenza, da compiersi settimanalmente e che – proprio quelli relativi alle 10 settimane prima del naufragio – risultano modificati due mesi dopo l’incidente, in data 13 marzo 2012, e tutti nello stesso momento, ossia nell’arco di poche decine di secondi, per giunta con l’inserimento di valori tutti identici, come per la temperatura dell’acqua e per la temperatura dell’olio”.

”Proprio il malfunzionamento del generatore di emergenza quale possibile causa o concausa del tragico epilogo del naufragio in termini di vite umane – aggiunge l’associazione – è uno dei principali aspetti sui quali il Codacons si sta battendo sin dall’inizio del processo, ed evidentemente non è un caso che alterazioni dei dati riguardino proprio tale fronte”. L’associazione ha chiesto alla Procura di Grosseto di aprire una indagine urgente, accertando i fatti e le relative responsabilità e disponendo il sequestro immediato della documentazione.