Crocefisso, Cassazione: “E’ l’unico simbolo ammesso negli uffici pubblici”

Pubblicato il 14 Marzo 2011 - 14:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Per esporre negli uffici pubblici, tra i quali rientrano le aule di giustizia, simboli religiosi diversi dal Crocefisso ”è necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste”. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni con le quali ha confermato la rimozione dalla Magistratura del giudice ‘anticrocefisso’ Luigi Tosti, che rifiutava di tenere udienza finchè il simbolo della Cristianità non fosse stato tolto da tutti i tribunali italiani. In alternativa Tosti chiedeva, anche in Cassazione, di poter esporre la ‘Menorah’, simbolo della fede ebraica.

Dopo aver respinto la pretesa di Tosti per quanto riguarda la richiesta di esporre il simbolo ebraico accanto al Crocefisso, la Cassazione rileva che una simile scelta potrebbe anche essere fatta dal legislatore valutando, pero’, anche il rischio di ”possibili conflitti” che potrebbero nascere dall’esposizione di simboli di identita’ religiose diverse.

”E’ vero che sul piano teorico il principio di laicita’ – scrive la Cassazione – e’ compatibile sia con un modello di equiparazione verso l’alto (laicita’ per addizione) che consenta ad ogni soggetto di vedere rappresentati nei luoghi pubblici i simboli della propria religione, sia con un modello di equiparazione verso il basso (laicita’ per sottrazione)”.

”Tale scelta legislativa, pero’, presuppone – spiega la Cassazione – che siano valutati una pluralita’ di profili, primi tra tutti la praticabilita’ concreta ed il bilanciamento tra l’esercizio della liberta’ religiosa da parte degli utenti di un luogo pubblico con l’analogo esercizio della liberta’ religiosa negativa da parte dell’ateo o del non credente, nonche’ il bilanciamento tra garanzia del pluralismo e possibili conflitti tra una pluralita’ di identita’ religiose tra loro incompatibili”.