Eitan Biran, il sopravvissuto della funivia del Mottarone, salvato dall’abbraccio del papà Amit

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 25 Maggio 2021 - 08:04 OLTRE 6 MESI FA
Eitan Biran, il sopravvissuto della funivia del Mottarone, salvato dall'abbraccio del papà Amit

Eitan Biran, il sopravvissuto della funivia del Mottarone, salvato dall’abbraccio del papà Amit (nella foto Ansa, la famiglia di Eitan Biran)

Eitan Biran, il bambino di 5 anni sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, è stato salvato dall’abbraccio del papà. Amit Biran ha pensato a mettere in salvo il figlioletto. Purtroppo il fratellino di Eitan, due anni, non ce l’ha fatta. Ora Eitan è in ospedale e i medici stanno facendo di tutto per salvarlo. Ma non è ancora fuori pericolo.

Eitan Biran, bimbo sopravvissuto della funivia, salvato dall’abbraccio di papù Amit

Così dicono dall’ospedale Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato Eitan Biran: “Per essere riuscito a sopravvivere al terribile impatto è probabile che il padre, che era di corporatura robusta, abbia avvolto con un abbraccio suo figlio”.

A Pavia sarà proclamato il lutto cittadino per le tre vittime della famiglia israeliana, residente in città, nell’incidente della funivia del Mottarone. Ad annunciarlo è stato il sindaco Mario Fabrizio Fracassi. “Per la morte di Amit Biran, della moglie Tal Peleg e del piccolo Tom ho intenzione di indire il lutto cittadino. Pavia è una comunità ferita ed è il momento di stringersi nel dolore, di far sentire il sostegno della città a chi ha perso i propri cari, i propri amici. Anche per Eitan, salvato dall’abbraccio protettivo del padre, che ancora lotta per la vita in ospedale. Invito chi crede a pregare per lui”. La giornata di lutto cittadino sarà indetta in occasione dei funerali, la cui data deve ancora essere fissata.

Il piccolo Eitan rischia la sindrome del sopravvissuto

E’ ancora troppo presto per fare delle valutazioni ma per il piccolo Eitan saranno fondamentali un supporto psicologico e terapie mirate immediate. Per evitare che possa sviluppare disturbi legati alla “sindrome del sopravvissuto” e allo stress da trauma.

La raccomandazione arriva dal presidente della Società italiana di psichiatra (Sip) Massimo Di Giannantonio. Il rischio, spiega all’Ansa, è che, una volta ripresosi, “il bimbo possa andare incontro alla ‘sindrome del sopravvissuto’, essendo l’unico superstite sia del gruppo coinvolto nell’incidente sia della propria famiglia. Negli adulti, tale sindrome porta a sviluppare soprattutto un forte senso di colpa per essere sopravvissuti a tutti gli altri, ma nel caso di un bambino il rischio è che sviluppi più che altro fortissimi sentimenti di solitudine e disperazione”.

La tragedia accaduta, per gli effetti che può avere avuto sulla mente del bambino, rileva lo psichiatra, “è equiparabile alla portata degli eventi del terremoto dell’Aquila o agli effetti della tragedia della bomba atomica a Hiroshima. Dunque, nella percezione reale del bimbo ciò che è accaduto è una tragedia di enorme gravità. Va però considerato che, accanto a questo ‘principio di realtà’ la mente umana possiede una capacità di risposta, reazione e di resilienza che è potenzialmente enorme.

Ed anche se oggi è prematuro prevedere la risposta che il bimbo avrà rispetto all’accadutoaiuta il fatto che si tratti di un bambino piccolo, la cui mente è in evoluzione e la cui capacità di risposta è sicuramente maggiore rispetto ad un adulto con una psiche già strutturata”.

Ad aiutare Eitan potrebbe essere l’età

In altri termini, chiarisce Di Giannantonio, “la giovanissima età rende l’evoluzione favorevole più probabile rispetto a quanto potrebbe accadere in un soggetto adulto e strutturato. All’età di 5 anni, infatti, il cervello ha delle capacità di rimozione, superamento e cancellazione della tragedia che sono enormi, a patto che il piccolo venga però seguito in modo mirato e da subito”.

Innanzitutto, raccomanda, “sarà necessaria una terapia per la gestione del trauma immediato, per impedire che si sviluppi un disturbo post-traumatico da stress, ma fondamentale sarà anche lavorare alla ricostruzione delle relazioni sociali e della capacità di socializzazione del piccolo, che ha perso l’intera famiglia. In quest’ottica, decisivo sarà ricreare un ambiente sociale per il bambino: più il piccolo rimarrà solo o lasciato alla propria individualità, infatti, e meno riuscirà a compensare questa drammatica esperienza”.

Il punto, conclude il presidente Sip, “non è tanto aiutare il piccolo a trovare un senso razionale e oggettivo a ciò che è accaduto, come accadrebbe nel caso di un soggetto adulto, ma piuttosto ‘riempirlo’ di affetto e vicinanza. Eitan è stato ‘terremotato’ dalla cancellazione drammatica degli affetti, ed è di questi che sentirà maggiormente la mancanza”.