Inchiesta Finmeccanica e la “botta della finanza”: c’è il sospetto dell’insabbiamento e del depistaggio

di Alessandro Avico
Pubblicato il 1 Dicembre 2010 - 08:46| Aggiornato il 17 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Gli inquisiti, informati da una talpa, volevano liberarsi da un bel peso. L’inchiesta della procura di Roma su Finmeccanica, i vertici della quale sono stati iscritti a registro per ipotesi di reati come riciclaggio e corruzione, avrebbe potuto non partire mai. A raccontarcelo è Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, che dà conto della seconda inchiesta sul filone Finmeccanica che sta per partire dalla procura di Perugia: quella, appunto, che potrebbe avere per oggetto la tutela dei magistrati romani che indagano sul colosso italiano delle armi.

Spiccano i nomi del presidente dell’Enav Luigi Martini e del capo delle relazioni esterne della holding Lorenzo Borgogni, che i magistrati romani accusano di essere uno dei terminali del sistema di corruzione. Ieri è stato interrogato per oltre due ore e nei prossimi giorni dovrebbe essere convocato lo stesso Martini. Ma prima era già stato ascoltato come parte lesa il procuratore aggiunto della capitale Giancarlo Capaldo, il titolare del fascicolo.

Il caso nasce la scorsa estate. Gli accertamenti sull’affare Digint e sull’esistenza di fondi neri sono in una fase cruciale con Capaldo e i carabinieri del Ros che hanno rintracciato svariati conti esteri e molti milioni di euro riconducibili a consulenti e funzionari che hanno effettuato l’operazione di compravendita della società e stanno effettuando rogatorie in Medio Oriente e in altri paradisi fiscali. I vertici di Finmeccanica sono evidentemente in agitazione. Viene captata una telefonata tra Martini e Borgogni che commentano gli ultimi sviluppi. “Stai tranquillo – afferma il primo – perché ora arriva una “botta” della finanza che gli farà perdere l’inchiesta”.

Capaldo capisce che è lui l’obiettivo, ma inizialmente si decide di non dare un peso specifico alla conversazione che potrebbe anche essere una millanteria. Si vigila comunque su eventuali interferenze che potrebbero essere messe in atto per depotenziare le indagini o addirittura per far cambiare mano al fascicolo. Nulla accade fino agli inizi di ottobre scorso, quando il nucleo di polizia tributaria della capitale trasmette ai magistrati una informativa sugli affari di Enav e sui sospetti che riguardano un giro di false fatture. Il capo dell’ufficio delega il pubblico ministero Paolo Ielo che dispone nuove verifiche. Procede ipotizzando il reato di corruzione nei confronti dei vertici dell’Ente e quando il quadro delle presunte responsabilità appare delineato informa i capi dell’ufficio che intende eseguire perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni degli indagati.

In quel momento la trama dei sospetti viene così svelata, Ielo viene informato dell’esistenza dell’intercettazione tra Martini e Borgogni. Si valuta la possibilità che la “botta” di cui parlavano sia proprio quell’informativa consegnata dai finanzieri. Si cerca quindi di capire chi possa aver informato i due manager che effettivamente la Guardia di finanza avesse avviato verifiche sull’Enav. Si scopre così che lo spunto per gli investigatori del nucleo di polizia tributaria è stato fornito da una denuncia su irregolarità fiscali che però è arrivata in forma anonima. Agli inizi della scorsa settimana l’accordo tra magistrati è raggiunto.

Il fascicolo su Finmeccanica – che intanto si è arricchito grazie alla scelta di collaborare presa da Lorenzo Cola, il consulente del presidente Pier Francesco Guarguaglini, e dal suo commercialista Marco Iannilli – e quello su Enav rimangono separati. Ma i titolari delle indagini avranno una delega comune e lavoreranno insieme. I magistrati sono convinti che questa soluzione servirà a proteggere entrambe le inchieste da possibili fughe di notizie che possano agevolare gli indagati, almeno sino a che non sarà individuata la «talpa» che ha informato Martini dell’iniziativa delle Fiamme Gialle e che, questo è il timore, avrebbe potuto continuare a passare informazioni.

E così venerdì scorso – quando scattano le perquisizioni nelle sedi di Selex Sistemi Integrati e di Enav, negli uffici delle società che hanno ottenuto gli appalti e i subappalti, nelle abitazioni dei vertici aziendali – si decide di trasmettere copia dell’intercettazione alla Procura di Perugia, competente a indagare sui magistrati della capitale sia quando sono indagati sia quando sono parte lesa. E adesso spetterà proprio agli inquirenti umbri individuare la fonte che ha cercato di fermare l’attività di Capaldo, o quantomeno di conoscere il contenuto del suo fascicolo.