Giustizia, Vietti (Csm): “Troppi tre gradi di giudizio”

Pubblicato il 14 Maggio 2012 - 23:53| Aggiornato il 15 Maggio 2012 OLTRE 6 MESI FA

Michele Vietti (Foto LaPresse)

ROMA – Michele Vietti, vicepresidente del Csm, prende posizione su un tema discusso e controverso come quello della “pesantezza della macchina giudiziaria” già affrontato anche da Luca Palamara, presidente dell’Anm (l’Associazione nazionale dei magistrati), e da anni al centro del dibattito non solo giudiziario ma anche politico, e tra i temi della spesso annunciato e mai fatta riforma della giustizia.

”Non possiamo più permetterci tre gradi di giudizio che riesaminano nel merito gli stessi fatti”, ha detto il vicepresidente del Csm riferito al primo grado, all’appello e al ricorso in Cassazione.

”Quando ho detto al presidente della Corte Suprema Usa – ha aggiunto – che la Cassazione giudica ogni anno 80mila processi, c’è stato un misunderstending sulla parola 80mila… da loro sono solo 80. La strozzatura del nostro sistema sta nell’appello che riesamina da capo in fatto e in diritto. Manca un filtro, che c’è invece negli altri Paesi, e che andrebbe introdotto di pari passo ad una revisione della geografia giudiziaria”.

Questo governo – ha rilevato Vietti – ha detto più volte che la giustizia rientra nei suoi compiti per lo stretto nesso tra buon funzionamento della stessa giustizia e dell’economia. Si tratta di una presa di coscienza importante, anche se, per arrivarci, ci sono voluti i richiami del governatore Draghi, che ci ha ricordato che il malfunzionamento della giustizia costa un punto di Pil, e abbiamo avuto bisogno di farci dire dall’Europa che tra le riforme strutturali da fare c’è quella della giustizia, vista l’assiduità con cui l’Italia è ‘ospite’ della Corte Europea per la lunghezza dei processi”.

Poi Vietti cita alcune cifre: “siamo il paese più litigioso d’Europa dopo i russi. E’ un paradosso: si diffida dei giudici, ma poi si affida loro la soluzione di tutti i problemi – conclude Vietti -. Un esempio? Da mesi si discute dell‘articolo 18: morale della favola, si è optato alla fine di affidare alla magistratura il compito di dirimere la questione”.

Già in precedenza Vietti aveva puntato il dito contro la lunghezza dei processi in Italia, a cui si accompagna la prescrizione che “continua a correre. Per questo l’idea che almeno dopo la sentenza di primo grado possa non correre più non credo sia sovversiva”. Vietti aveva parlato, in febbraio, della necessità di ”filtri seri in appello e l’inasprimento” di quelli che già ci sono in Cassazione.

Contro la lentezza della giustizia era intervenuto anche Luca Palamara, presidente dell’Anm. Lo scorso novembre il magistrato aveva definito i tre gradi di giudizio ”un fardello troppo pesante per la macchina giudiziaria”. In quell’occasione, presentando il libro di Vietti “La Fatica dei Giusti”, Palamara aveva spiegato che i tre gradi di giudizio ”Non vanno necessariamente cancellati, ma vanno messi dei paletti”.