Grosio (Sondrio), vecchi partigiani imbrattano la targa fascista e vengono rimproverati da un gruppo di giovani

Pubblicato il 1 Agosto 2010 - 18:46 OLTRE 6 MESI FA

Degli anziani partigiani si trasformano in writer e imbrattano una targa fascista e vengono rimproverati da alcuni giovani, “perché non si scrive sui muri”.

Succede a Grosio in provincia di Sondrio, a suo tempo una delle capitali della Resistenza antifascista. Una frase di Mussolini fatta scrivere dal regime e recentemente restaurata – come l’intero palazzo che la ospita – è stata imbrattata con la scritta “Vergogna”: gli autori sono due partigiani: Giuseppe Cecini, 83 anni, che è stato anche sindaco e Giuseppe Rinaldi, 87 anni,  il presidente provinciale dell’Anpi (“ma ora dovrò dimettermi: chi è indagato non può avere cariche nella associazione”).

“Bisogna essere forti nel coraggio. Mai voltarsi indietro quando una decisione si è presa, ma andare sempre avanti”, dice la roboante frase mussoliniana restaurata nel 2005 con l’intero palazzo, che ospita uffici comunali e il parroco e che durante la Resistenza era sede delle Brigate Nere. I partigiani non l’hanno mai presa bene, ma né la minaccia di non presenziare più alle cerimonie ufficiali né tre incontri col sindaco di allora sono serviti. Mentre il primo cittadino attuale non ha ancora deciso il da farsi.

Allora i due hanno agito in proprio, all’alba di qualche giorno fa hanno appiccicato in cima a una canna da pesca un pennello e hanno scritto un bel “Vergogna” con grafia tremante. “La frase era stata cancellata il 25 luglio 1943, abbiamo festeggiato l’anniversario aggiungendo una parola” dice uno dei due che – come racconta il quotidiano La provincia di Sondrio – se l’è vista male. Mentre infatti i due scrivevano la frase incriminata, in piazza passavano giovani che ahanno preso a calci l’auto dei partigiani accusandoli di inciviltà. I due hanno risposto agli insulti con gli insulti.

L’area in cui i due ex partigiani hanno scritto “vergogna” è videosorvegliata ma i due se ne sono sono fregati, anzi hanno portato una telecamera per riprendersi.

Il Comune sembra approvare il gesto anche se non può dirlo apertamente dato che si tratta pur sempre di un reato per cui c’è stata una denuncia: “Siamo contro chi insozza i muri ma è stata una chiara provocazione. Quella frase di Mussolini andava cancellata del tutto, non rifatta” spiega l’assessore ai Lavori Pubblici, Giovanni Curti, che è anche presidente della sezione di Grosio dell’Anpi.