Inchiesta su pirateria televisiva, operazione contro i “pezzotti” dello streaming: indagati in tutta Italia

Le indagini sono state avviate dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania con il diretto coordinamento del Servizio polizia postale di Roma.

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Dicembre 2023 - 08:38
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Foto Ansa

Contro la pirateria televisiva e i cosiddetti “pezzotti”, la Polizia di Catania, coordinata da Procura e Dda, ha messo sotto indagine 21 persone. E’ scattato il blocco immediato del flusso illegale delle Iptv e dei siti di live streaming delle più note piattaforme televisive. 

Inchiesta su pirateria televisiva, operazione contro i “pezzotti” dello streaming  

Diversi i Centri operativi per la sicurezza cibernetica della Polizia Postale che sono stati impegnati in numerose perquisizioni e sequestri. L’operazione si è svolta sull’intero territorio nazionale. Gli indagati apparterrebbero a una associazione a delinquere transnazionale che avrebbe avuto profitti mensili per svariati milioni di euro.

Le indagini, dirette dalla Procura distrettuale di Catania sono state avviate dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica con il diretto coordinamento del Servizio polizia postale di Roma. Quello che si è scoperta è  “l’esistenza di una associazione criminale organizzata in modo gerarchico“. Associazione con “ruoli distinti e ben precisi e con promotori distribuiti sul territorio nazionale e all’estero”. 

La finalità era “la costante distribuzione, a un elevatissimo numero di utenti, in ambito nazionale e internazionale, di palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi”. Si tratta di contenuti di proprietà delle più note piattaforme televisive”. Tra queste “Sky, Dazn, Mediaset, Amazon prime, Netflix”. Il tutto avveniva “attraverso il sistema delle IPTV illegali, con profitti mensili per svariati milioni di euro”.

Le presunte condotte illecite, sottolinea la Dda di Catania, sono state “consumate in un lungo arco temporale. E sono state interrotte grazie all’operazione in corso”. 

Cosa facevano gli indagati per non farsi scoprire

Per eludere le indagini, gli indagati, contesta la Procura, avrebbero “fatto uso di applicazioni di messaggistica crittografata. Avrebbero fatto uso di “identità fittizie e documenti falsi” che sono stati “utilizzati anche per l’intestazione di utenze telefoniche, di carte di credito, di abbonamenti televisivi e noleggio di server”.

S”coperta la presenza su varie piattaforme social di canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di flussi, pannelli e abbonamenti mensili per la visione illegale dei contenuti audiovisivi fruibili anche attraverso numerosi siti illegali di ‘live streaming'”.

21 persone indagate

Sono 21 le persone al momento indagate. Queste le città coinvolte: Catania, Messina, Siracusa, Cosenza, Alessandria, Napoli, Salerno, Reggio Emilia, Pisa, Lucca, Livorno e Bari. La Procura di Catania contesta, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato. Contesta inoltre danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo a un sistema informatico, frode informatica.

L’operazione, che si è avvalsa dell’ausilio del personale dei Centri operativi sicurezza cibernetica di Reggio Calabria, Torino, Napoli, Bologna, Firenze, Roma e Bari, ha consentito di inibire il flusso illegale delle Iptv e dei siti di live streaming.

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