Roma, stop intercettazioni? Il ministero non paga il software-risparmio

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 19 Ottobre 2011 - 14:07 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La Procura di Roma si è dotata, dal dicembre scorso, di un software per gestire in casa tutte le intercettazioni: iniziativa lodevole  e sensata, visto che senza l’intervento di società esterne, deve provvedere unicamente alle spese di acquisto del sistema e della sua manutenzione. Ma, per colpa di una fattura non pagata, tutta l’encomiabile operazione risparmio rischia di essere vanificata. Una fattura da 250 mila euro intestata alla società System Management di Napoli, che si sarebbe ampiamente ripagata con l’abbattimento dei costi realizzato. Cos’è successo? La spesa era stata autorizzata dal Ministero della Giustizia ma non ha passato l’esame del Ministero delle Infrastrutture  prima e della ragioneria territoriale dello stesso dicastero poi. “Un problema solo tecnico, forse”, suggerisce la giornalista del Sole 24 Ore Sara Menafra. Non esattamente un’altra guerra governo-procure combattuta con altri mezzi, però il rischio “di far saltare tutto il sistema delle intercettazioni romane” (lo sostiene il presidente della System Management) ora susssiste eccome.

Un’occhiata ai costi può far luce sulle dimensioni del problema. In seguito al progressivo contenimento delle spese, la Procura di Roma è riuscita ad abbassare gradualmente negli anni il costo di ogni singolo ascolto. Che oggi è di 5 euro contro i 12 della media nazionale. Considerando che i dispositivi intercettati in media ogni giorno sono 700, il costo complessivo si aggira sul milione e 200 mila euro annuale. Il contratto per la licenza dello sfruttamento in esclusiva del Cice (centrale di intercettazione delle comunicazione elettroniche) costa invece 250 mila euro, più due tecnici in servizio permanente presso la centrale. Il software Cice è gestito in house (cioè all’interno della Procura), è indipendente dai servizi appaltati a società private, è sofisticato al punto di risolvere le complessità operative di alcuni ascolti ambientali, del voip (comunicazioni via Skype per esempio), dei messaggini istantanei. Soprattutto garantisce più sicurezza, visto che i tecnici abilitati alla gestione del sistema non sono in grado di decrittare le informazioni nemmeno quando intervengono sui guasti.

Per ora la System Management ha richiesto un sollecito formale per l’adempimento degli obblighi contrattuali della Procura. Poi, se i soldi non arriveranno, passerà alle vie di fatto, con la sospensione del servizio. Che fine faranno le intercettazioni è presto detto: sarà stato tutto lavoro sprecato. E si continuerà a pagare cifre da capogiro addebitando la responsabilità ai giudici scialacquatori di denaro pubblico.